AGRIGENTO PUO' CAMBIARE di Enzo Camilleri
La riapertura del Collegio dei Filippini: fatto isolato o segnale di
cambiamento? Ieri una grande folla di agrigentini ha partecipato all'effettiva
inaugurazione del Collegio dei Filippini nella nostra piazza Pirandello.
Non mi soffermo sulla cerimonia, né sulle forti emozioni che dà la visione
di quelle opere d'arte all'interno delle maestose sale del Convento, ma
sulle seguenti tre considerazioni:
1. La valorizzazione dell'opera dell'uomo e del cittadino. Nell'intervento
del sindaco e di altri politici, un tributo netto e chiaro all'opera di
quanti (in primo piano Michele Guardì) hanno permesso la restituzione alla
città di un pezzo di storia e di cultura. Il risalto al metodo della partecipazione
attiva ed al valore dell'orgoglio di sentirsi parte di una comunità che
guarda avanti, proseguendo nell'azione di sviluppo sociale e culturale intrapresa.
2. La valorizzazione del contesto culturale cittadino. Una città che non
vuole nascondere i propri beni, che intende riappropriarsene e renderli
fruibili a cittadini e turisti. Volontà collettiva che, in sintesi,
emerge, non solo, dai discorsi pubblici dei politici intervenuti, ma anche, dalle
discussioni compiaciute ed interessate della incredibile folla di cittadini (e non
sostenitori politici) accorsa all'inaugurazione.
3. La conferma dell'importanza di una sana programmazione per un corretto
sviluppo del nostro territorio. II recupero del Collegio dei Filippini è
stato sempre ovviamente un obiettivo condiviso da tutti e da molti anni si
è investito per restituirlo alla fruizione.
Ma è la destinazione d'uso di un bene pubblico che spesso non è condivisa
da amministratori, istituzioni e soggetti interessati allo sviluppo.
Infatti, prima della sottoscrizione del programma del PIT 34 (Progetto Integrato
Territoriale - Valle dei Templi) il fabbricato era destinato ad accogliere
gli uffici politici e di rappresentanza dell'amministrazione comunale.
Con la programmazione del PIT 34 è mutato il registro. L'idea forza del
PIT 34 era costituita dalla valorizzazione dei centri storici del Comuni della
coalizione attraverso uno stretto collegamento con la Valle dei Templi,
considerata "la porta d'accesso turistico" ad una vasta area del nostro
territorio. Il turista-visitatore, opportunamente informato sulla
ricchezza dei centri cittadini, ne diveniva un potenziale fruitore, prolungando la
permanenza in città.
Pertanto, il rilancio del centro storico della città di Agrigento passava
attraverso più obiettivi, tra cui, la riqualificazione del Collegio dei
Filippini (in vista di un graduale e completo recupero del contesto di
piazza Pirandello) con la destinazione a palazzo delle esposizioni e delle
manifestazioni culturali (nonchè a Centro di Ricerca sui beni culturali) e
la realizzazione di un sistema di parcheggi turistici e bus navetta dalla
Valle al Centro storico per trasferire agevolmente un flusso turistico verso la
piazza Pirandello.
Un'idea forza, appunto, destinata a fare da apripista ad altre azioni di
rilancio (Piano Strategico), per dare forma compiuta ad una città "a
misura del turista-visitatore", (che è poi la città del cittadino, secondo le
linee guida comunitarie e di tutta la letteratura del settore).
L'obiettivo raggiunto con la suggestiva esposizione di opere d'arte di
ieri è, dunque, frutto di una programmazione per lo sviluppo economico e
sociale.
E' anche una risposta ai soliti denigratori, che sollecitano i cittadini
sui bisogni mai soddisfatti, sulla necessità dell'immediata soluzione alle
quotidiane necessità economiche e sulle preoccupazioni ed incertezze del
futuro del territorio, affermando l'inutilità degli interventi di programmazione,
poiché non portano nessun beneficio, né risultati immediati in termini di
concretezza.
Aggiungo che la programmazione, se è frutto di una sana concertazione tra
le forze in campo, è l'unico sistema che può consentire il raggiungimento
di VERI obiettivi di sviluppo economico-sociale, per il coinvolgimento
attivo di tutti nella costruzione del percorso e nella sua realizzazione e per il
controllo, durante e successivo, che può e deve essere esercitato, grazie
proprio alla diffusa e trasparente conoscenza di ciò che si è deciso di
fare.
Con questa ottica, rileggo le mie due superiori considerazioni: la
valorizzazione dell'uomo e del superbo contesto cittadino di cui andare
orgogliosi: gli interventi dei politici ieri, alla presentazione,
scandivano con fierezza ed orgoglio i caratteri ed i termini della
partecipazione collettiva e degli uomini che, non solo amano Agrigento, ma intendono
gridarlo, renderlo noto a tutti, a dispetto di chi, sotto sotto, afferma
l'ineluttabilità di un esodo incessante verso altre (migliori ?)
destinazioni e l'auspicio di una progressiva desertificazione della città dei templi (per
vergogna dell'essere agrigentini?).
Siamo noi che dobbiamo contribuire a cambiarla (la Agrigento di sempre)
ed oggi le condizioni ci sono.