IL PIANO CASA E ILTAGLIO DEI 'TOLLI' DI AGRIGENTO
Submitted by redazione on Mon, 17/08/2009 - 12:42
Una possibilità nuova per il centro storico di Agrigento. Il piano casa promosso dal governo, e in via di assunzione dalle varie regioni, prevede la possibilità di abbattere palazzi costruiti prima della metà degli anni ottanta e la loro ricostruzione con un bonus di cubatura che in alcun casi( regione Lazio per es.) arriva anche al 40%.
La cosa interessante è che tale abbattimento può essere parziale e la ricostruzione delocalizzata. In altre parole si potrebbero abbattere solamente alcune parti di un palazzo e ricostruirle in altra area con un premio di cubatura.
Consideriamo allora la questione dei ‘tolli’ di Agrigento, lo scempio che negli anni sessanta deturpò in modo scandaloso la nostra città ferendo il suo centro storico con una cerchia orrenda di palazzoni che ne limita la visione da fuori e da dentro. Quei palazzi hanno determinato da allora il profilo della nostra città, la sua inguardabilità, il segno della violenza senza pari esercitata su uno dei più bei centri storici della Sicilia.
Ebbene, l’ingegnere Vincenzo Rizzo già negli anni ottanta, nella redazione del suo piano particolareggiato del centro storico, aveva previsto il taglio dei piani fuori quota di quei palazzi. Ma questa proposta non fu fatta propria dal comune. Poi singoli intellettuali, Tano Siracusa in particolare, qualche rivista, Fuorivista e suddovest.it , hanno negli anni riproposto l’ipotesi del taglio come costruzione di un possibile futuro della nostra città. Ma tali sollecitazioni non hanno trovato i dovuti e necessari riscontri nell’opinione pubblica e nel ceto dirigente della città.
Oggi c’è il fatto nuovo del piano casa e l’urgenza di un’idea unificante attorno alla quale pensare ad un riscatto di Agrigento.
Perché non pensare, col consenso degli attuali proprietari degli appartamenti, l’elaborazione di un piano concreto, pluriennale e a finanziamento europeo, di abbattimento dei piani fuori quota?
I proprietari avrebbero in cambio una cifra e un’area dove poter costruire la loro casa con una superficie maggiorata del 30 o del 40%; la città si riscatterebbe da un passato che per tanti anni ha pesato sulla sua credibilità di città d’arte e di cultura e si darebbe un’occasione di lavoro, con la decostruzione e ricostruzione, per i nostri lavoratori e le nostre aziende.
I proprietari delle case dei tolli sapranno che il cemento ha una durata limitata, settanta-ottanta anni e che dunque a breve dovranno mettere mano al portafoglio per consolidare, con costi davvero notevoli, le strutture dei palazzi. Perché allora non far convergere la volontà di tutti o di tanti attorno all’idea della decostruzione? Ne parliamo? Sindaco, assessori, progettisti europei, parlamentari, singoli cittadini, imprenditori, professionisti, i proprietari di queste case ne vogliono discutere?
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