IO STO CON IGNAZIO MARINO di Mimmo Ferraro

La stagione congressuale del Partito democratico sta entrando nel vivo. In tutte le sedi ci si sta attrezzando per la assise che si terrà a ottobre. L’auspicio è che, chiunque vinca il congresso, sia varato un Partito che sappia affrontare le sfide che sono nell’agenda della politica. Ma è tutto il paese, il nord, il centro e il sud, come ha detto recentemente Adriano Sofri in un suo pezzo su Repubblica, che aspetta quelle risposte articolate che questo centrodestra non riesce a dare, alla luce anche della crisi che morde soprattutto chi dovrebbe essere rappresentato da un partito che ha nel suo DNA la difesa dei diritti “degli ultimi”.
La candidatura di Ignazio Marino ci pare che si pone nel solco del rinnovamento che da tante parti si auspica… Per prima cosa rompe un dualismo che rischiava di ingessare il congresso. Marino è la vera novità di cui il Partito Democratico ha bisogno. Non è, infatti, un indifferenziato "nuovismo" che finisce con l’essere stucchevole. Nella sua, per fortuna breve, storia politica si è intestato battaglie che sono riuscite comprensibili a tutti, nonostante la spinosità degli argomenti. Il fatto che non sia un politico di professione depone proprio in suo favore. Dalla parte più vecchia, meglio forse più antica, del partito si dice che Marino non ha un vissuto politico all’altezza per fare il segretario. Il professore, però, ha fatto ben altro nella vita e soprattutto l’ha fatto eccellendo dove si è impegnato e per di più in due continenti. Se è vero che non è detto che chi eccelle in un campo debba per forza eccellere in un altro, non è detto neanche il contrario!
Ma veniamo, di contro, ai nostri "professionisti" della politica… Non mi pare che negli ultimi quindici anni, da quando cioè è sceso in campo Berlusconi (quindicennio che Veltroni opportunamente definisce un incubo da cui si stenta a destarsi), la nostra classe politica, compreso chi si candida a guidare il partito, abbia saputo leggere quello che accadeva e soprattutto abbia messo in atto quelle contromisure che avrebbero potuto impedire quanto sta accadendo.
Umberto Eco di recente ha detto che il problema non è Berlusconi, ma gli italiani. Ed è una chiave di lettura che appare azzeccata. Troppo ci siamo cullati sulla pochezza politica del nostro premier, ma non abbiamo saputo fare i conti con la sua capacità di sedurre un elettorato che era divenuto sbandato a causa della fine delle ideologie legata ai grandi partiti di massa. Ci siamo compiaciuti delle imitazioni, bellissime e divertenti, di Sabrina Guzzanti, della satira, di una critica feroce alla persona… La Politica, però non si è occupata o si è occupata poco del perché la gente veniva sedotta dal venditore di sogni. Troppo incerta è stata l'azione dell’opposizione e i brevi periodi che siamo stati al governo male abbiamo saputo "vendere", per esempio, quanto di buono il governo Prodi faceva per il Paese. E' recentissima la notizia passata inosservata che i pensionati riceveranno la quattordicesima mensilità, provvedimento del "vituperato" governo Prodi.
Non sempre ci si accorge del degrado, anche morale, in cui versa il nostro Paese. Quel degrado magistralmente raccontato nella televisione pubblica ogni domenica sera dalle inchieste giornalistiche di Milena Gabanelli e di Riccardo Iacona. Un giornalismo d'inchiesta che per essere tale deve essere rigoroso senza sconti a nessuno e così facendo mostra un paese, da nord a sud, ridotto a un’inefficienza intollerabile per un convitato al G8.
Ora il Partito Democratico deve mettere nel suo programma il superamento di tanto degrado: rigore nell'opposizione e dialogo sulle ormai improcrastinabili riforme istituzionali. Dialogo, certamente, difficile con una destra impresentabile, anche se assolutamente legittima, come quella al governo del paese, per di più invelenita dalle sgangherate vicende personali del premier che con dispregio del paese si sottrae alle più che lecite domande, data la sua funzione pubblica.
Ora il prossimo congresso del PD deve uscire con un progetto ben preciso su tutte le questioni sul tappeto. Eugenio Scalfari in un recente editoriale commentando le tre candidature in atto per la segreteria nazionale del PD, di Marino diceva che si è intestata una sola battaglia: quella sulla laicità, giudicando che forse è poco. A parte la rilevanza della cosa, forse è l'unico argomento in cui il PD per bocca di Ignazio Marino non è stato ondivago. E la cosa è particolarmente rimarchevole perché proviene da un cattolico.
In questo primo periodo di vita del PD, i contrasti personali e di "origine" sono stati deleteri per l'immagine di un partito che si propone alla guida del Paese. Tutta la politica Italiana in questa fase ha bisogno di gente nuova e Marino con le sue competenze arricchite da nuovi ed efficaci contenuti, come la meritocrazia al centro di ogni questione, sta caratterizzando la sua battaglia congressuale, il tutto amplificato da una notevole capacità comunicativa: merito del suo spessore culturale.
E' bene porre in evidenza che l'elettorato del PD ha mostrato gradimento per le novità. Mi riferisco alle recenti elezioni per il parlamento europeo con il successo in termini di voti della Serracchiani nel nord est e con l'inopinata elezione della Borsellino e di Crocetta nelle isole. Candidati che hanno sicuramente raccolto una messe di voti che probabilmente il partito non avrebbe raccolto. L'elettorato del Pd è ormai alla ricerca del rinnovamento ed è per questo che bisogna cambiarlo il metodo per selezionare la nuova classe dirigente. E se si apre alle novità, ma di qualità, i risultati arrivano.
Indubbiamente, però, nella battaglia dei candidati alla segreteria è opportuno che si abbassino i toni. Tutti e tre si muovono nel solco degli ideali del PD e chiunque vinca non potrà fare a meno degli altri due per gestire il Partito e per un'eventuale squadra di governo.
L'orribile vicenda dello stupratore seriale romano, dirigente di un circolo periferico del PD della capitale, è stata una pessima prova generale. Male, probabilmente, ha fatto Marino, anche se una questione sulla moralità dei dirigenti del partito si pone, ma peggio hanno fatto gli altri a urlare indignati... Rosi Bindi addirittura afferma che Ignazio Marino non ha l'intelligenza per guidare il partito... Dire a uno scienziato come Marino di non essere intelligente, mi pare proprio che l'ha sparata grossa. Probabilmente un comunicato congiunto sulla vicenda dei tre candidati era opportuno e forse per il prosieguo della campagna congressuale è meglio che delle regole siano date... Tutti e tre devono avere chiaro che l'avversario è questo centrodestra. I tre sono solamente concorrenti... ci si può appassionare: la politica è passione, ci possono anche essere delle asprezze, alla Ilary Clinton e Barak Obama nella battaglia per le primarie, ma mai travalicare certi limiti. Ne va dell'immagine di tutto il Partito... e siccome è ancora troppo giovane ed ha gambe ancora gracili per sopportare asprezze inconsulte, è meglio non sottoporlo a inutili e dannose sollecitazioni.
 
 
 
 
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