LA STORIA DI CESAR O DELLA SOLITUDINE di Michela Ladu
Submitted by redazione on Mon, 13/07/2009 - 18:59
Cesar: l’eccezione che conferma la regola?
Un giovane poeta spagnolo mi ha dato un ottimo consiglio: “Abbraccia e bacia tutte le persone che possono trasmetterti energia positiva”. Suggerimento che ho accolto senza difficoltà quando ho incontrato Cesar: radiologo peruviano ad Oristano da due anni per motivi, appunto, professionali.
La sua famiglia non lo ha seguito, è rimasta a vivere nella città natale: Calle – naturalmente in Perù. In controtendenza la storia di Cesar, perché gli immigrati solitamente in questa piccola città sarda si integrano con facilità, forse anche perché sono pochi rispetto a molte altre città d’Italia.
Non sono molti, e possono fruire oltre che di sportelli di orientamento e aiuto anche di svariate iniziative rivolte all’integrazione fra i popoli. Sono tanti quelli fra loro che a Oristano vivono bene.
“Hai cercato attivamente di instaurare delle relazioni sociali?”
“Hai cercato attivamente di instaurare delle relazioni sociali?”
“ Ho mostrato quello che sono, ma sono sempre stato considerato un diverso.”
Il suo lavoro gli ha regalato non poche soddisfazioni.
“Le donne anziane sono quelle che hanno maggiori attenzioni verso di me”, Cesar lo confessa con un mezzo sorriso sulle labbra e prosegue con un aneddoto quasi didascalico: la dichiarazione d’amore della paziente al momento della visita.
Perché Cesar fa il radiologo?
La risposta è di quelle che di questi tempi e nella nostra società spiazzano e fanno riflettere.
“Faccio il radiologo per vocazione. Questo è un precetto divino”.
Curarsi del prossimo è per Cesar un’esperienza fondamentale, e quasi un suo tratto caratteriale la disposizione verso l’altro.
Ma questa simpatia verso tutti gli esseri umani – che non è soltanto un precetto divino o un comandamento della religione cattolica – Oristano non l’ha manifestata verso il radiologo peruviano. Non un immigrato clandestino nei confronti del quale a bloccare il processo di integrazione potrebbe essere anche la paura, ma un laureato in Medicina, un padre di famiglia, un uomo che col suo regolare permesso di soggiorno abbraccia tutti i suoi pazienti.
Separato dalla moglie, Cesar, ha vissuto anni senza amici e senza una donna…
“Viviamo e respiriamo una cultura superficiale, – commenta da buon osservatore della attuale realtà che lo circonda – alle donne piacciono, di questi tempi, gli uomini o meglio i modelli proposti dalla moda, dalla televisione e da internet”.
Separato dalla moglie, Cesar, ha vissuto anni senza amici e senza una donna…
“Viviamo e respiriamo una cultura superficiale, – commenta da buon osservatore della attuale realtà che lo circonda – alle donne piacciono, di questi tempi, gli uomini o meglio i modelli proposti dalla moda, dalla televisione e da internet”.
La donna di oggi desidera guardare un uomo, ma lo vede? Secondo Cesar no.
“Il corpo è il tempio di Dio” – prosegue, ed io gli domando se durante la giornata gli capiti di pregare.
“Si, io prego ogni giorno, prego con parole semplici che provengono dal cuore”.
Ma cosa, dopo due anni, ha imparato dalla vita in solitudine?
“La solitudine mi ha insegnato ad amare me stesso. Se non mi amo, come posso dare qualcosa di buono agli altri?”. E ancora le parole di Cesar sono un chiaro riferimento a un sentimento religioso, al contatto con il Principio assoluto che è connaturato al suo essere.
“La poesia più bella è quello che fai” conclude il radiologo peruviano col quale condivido un appartamento e che adesso ha dei nuovi amici italiani.
Ma cosa, dopo due anni, ha imparato dalla vita in solitudine?
“La solitudine mi ha insegnato ad amare me stesso. Se non mi amo, come posso dare qualcosa di buono agli altri?”. E ancora le parole di Cesar sono un chiaro riferimento a un sentimento religioso, al contatto con il Principio assoluto che è connaturato al suo essere.
“La poesia più bella è quello che fai” conclude il radiologo peruviano col quale condivido un appartamento e che adesso ha dei nuovi amici italiani.
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