I SENTIMENTI E GLI EX MAFIOSI, LE PAROLE PER DIRLI di Gaetano Savatteri

Caro Giovanni, nella tua acuta recensione metti l'accento, tra le molte cose, sul fatto che questi ex uomini d'onore non spieghino i loro rapporti familiari. E forse perchè su questo argomento, forse, non hanno le parole giuste per farlo. Sappiamo bene che è molto più facile raccontare fatti che sentimenti. Ignazio Gagliardo, ad esempio, ha moltissimi pudori quando parla del rapporto con la donna che ha contribuito fortemente a cambiargli la vita. Negli altri casi, il lessico familiare appare molto scabro, quasi ridotto all'essenziale. Peraltro, ne offre uno spaccato anche la parte dedicata ad alcune intercettazioni ambientali effettuate a casa Di Gati, inserite nel libro. Chiacchiere su aspetti di vita familiare, ma sempre legate a fatti, a cose dette e da dire, a cose da fare. Non c'è mai una densità sentimentale, o quanto meno sfugge alla possibilità di narrazione. Alle domande specifiche: come erano i rapporti a casa con mogli, padri, figli, la risposta risulta sempre evasiva, lacunosa, quasi ci si trovasse davanti a un luogo - la famiglia - che appare fortissimo dal punto di vista istituzionale e a suo esterno, ma invece imperscrutabile al suo interno. Il paesaggio sembra fatto di poche parole, di pochi gesti, di rarefatte occasioni di confronto, se non nei momenti critici. Non ho capacità antropologiche per capire se questo sia tipico delle famiglie di mafia o se appartiene a un certo tipo di famiglie. Sicuramente sarebbe molto interessante approfondire di più questo aspetto, e forse sotto questo profilo aiutano i testi di psicologi che hanno affrontato questo aspetto, spesso sul versante della patologie nevrotiche, dei disturbi psicotici, parlando con pazienti che erano appartenenti a famiglie inserite nelle dinamiche di Cosa Nostra.

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