I SEGNI DELLA CRISI E I GESTI DI UN MITO di Luigi Galluzzo

Questa maledetta crisi che sta costando lacrime e sangue ha almeno qualche aspetto positivo. La gente ha cominciato ad usare meno l’automobile, da metà mese in poi, quando lo stipendio si assottiglia, il traffico conosce dimezzamenti desueti, mi è capitato di percorrere un’arteria di Roma solitamente così affollata di veicoli da imbottigliare anche i nostri sguscianti motorini, arteria che anche in scooter ti portava via per attraversarla una buona mezz’ora, in meno di 15 minuti. E’ come se la vita si stesse per incanto decongestionando, abbiamo finalmente frigoriferi meno vuoti di alimenti che finiremmo inevitabilmente per buttare perché rimangono lì oltre la data di scadenza, di verdure che appassiscono malinconicamente nella cesta sul davanzale fino a diventare in commestibili anche per gli uccelli più accomodanti, rinunciamo all’ennesimo maglione da dimenticare nell’armadio visto che gli inverni tendono a diventare troppo miti. Ci si costringe ad una parsimonia che in realtà libera spazi e scopriamo di poter passeggiare davanti alle vetrine dei negozi senza lasciarci per forza trascinare da compulsavi istinti ad acquisti immotivati. Pare che ciò nuoccia all’economia complessiva, di certo fa bene alla nostra personale, aiuta l’igiene dell’individuo. Sì, è così, sicuro. Ora esco e vado a comprarmi una polo!

 IL CORPO DEL PRESIDENTE
Sono convinto che i gesti facciano la storia. Ci sono personaggi che apparsi all’improvviso segnano le epoche e inevitabilmente ciò fanno, fisicamente. Barak Obama è uno di questi personaggi epocali. Basta vederlo mentre si alza da un faccia a faccia televisivo con Medvedev o un altro grande della terra: ha gesti così sommamente eleganti da somigliare ad un Nurayev che si muova sul palcoscenico. Obama non cammina, ma danza. Ha la leggerezza dei predestinati, il sorriso dei miti, appartiene per elezione proprio a quest’ultima categoria, quella del mito, Barthes non avrebbe avuto dubbi in tal senso. E’ già nel nostro immaginario, è l’immaginario. E dire che non ha neppure bisogno di quei gesti, di compiere azioni, basta che lui sia, il suo sorriso conquista il mondo. Essendo un mito, più ancora di Kennedy è l concentrato di tute le aspettative che noi tutti collochiamo nel cuore del buon governo, è il pater familias, il buon padre di famiglia dei nostri desideri. E’ esattamente ciò che vorremmo che fosse. Con Obama la realtà assume gli aspetti del sogno, si desidera soltanto che non finisca mai, che non ci costringa a svegliarci.
 
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