SUI COMMENTI A ''NEBBIA AD AGRIGENTO'' di Tano Siracusa

Ho letto come attestati di amicizia gli attestati di stima verso di me da parte di Giandomenico Vivacqua e di Vincenzo Campo a proposito della mia mostra ‘Nebbia ad Agrigento’. Li ho letti con piacere e imbarazzo per la stima e con orgoglio per l’amicizia. Poi, c’è il loro ragionare sulle mie fotografie e sulla fotografia, sul senso e le potenzialità espressive di questo mezzo. C’è la questione del digitale, del colore, dell’ ‘accadere della bellezza’, espressione di Giandomenico che condensa tutta una filosofia del fotografare. Una filosofia che riconduce a Kertesz, a Cartier-Bresson, e alla quale mi sento sempre legato: prima e dopo il digitale, con o senza il colore. Non v’è dubbio che il digitale abbia sconvolto il mercato della fotografia e messo in discussione assetti teorici e pratici consolidati da un secolo e mezzo di storia. Si è discusso e si continuerà a discutere se con il digitale non sia definitivamente compiuto il processo di autonomizzazione della copia dall’originale, se la fotografia non sia appartenuta alla modernità e al Novecento, se oggi non siamo già in un mondo dove i livelli di realtà sono intercambiabili, il doppio iconografico non meno reale dell’originale. Come si passa dunque dal bianco-nero al colore, dall’analogico al digitale senza sconvolgere le proprie coordinate linguistiche ed estetiche? E’ vero, per quanto mi riguarda è andata proprio come dice Enzo Campo, sono rimasto lì per anni a guardare la dimensione del digitale con sospetto e una specie di panico: come se il mondo del digitale fosse un finto doppio, come se la sua dimensione fosse totalizzante e al suo interno si sprofondasse all’infinito, senza più sbucare nella vecchia e solida realtà. [img:1 align=float_left title=none] E’ chiaro che la posta in gioco è, se non la verità, la possibilità di costruire ponti verso di essa. Di potere testimoniare, informare, raccontare. Il rischio di queste discussioni, peraltro intriganti, è però di irrigidire dentro i modelli teorici una realtà che è però troppo più sfuggente, sfumata e mobile di quei modelli, immersa in un processo di evoluzione tecnologica formidabile. Ed è un rischio al quale io per primo ho spesso ceduto. Per fare un esempio: oggi io non riesco più a distinguere una stampa digitale da una stampa chimica. E la fotografia alla fine è una stampa. E’ un’immagine fissata su una superficie materiale. Nei musei, nelle gallerie troviamo le stampe fotografiche, se si tratta di fotografie. Io non distinguo più fra una stampa digitale e una chimica, e non distingue Nino Migliori, uno dei più famosi ed esperti fotografi italiani. Questa estate Migliori ha visto delle mie stampe digitali realizzate da Antonio Manta, uno dei più bravi stampatori in digitale italiani. Le ha viste e mi ha chiesto se fotografavo con la pellicola oppure no. Quel pomeriggio ho capito che era venuto il momento di comprare la mia prima macchina digitale. Che ora guardo, come dice Enzo Campo, con curiosità e un po’ di diffidenza, ma con la quale mi sembra di poter continuare a fare fotografie, di avere continuato a farle più o meno come prima, perché alla fine la vecchia e solida realtà è sempre oltre il mirino, fuori di me. Senza nascondermi, naturalmente, la facilità con cui oggi la fotografia digitale può simulare una referenzialità inesistente. Per queste ragioni ho trovato quasi necessario, sicuramente utile il malinteso con Enzo: le foto della nebbia sono infatti scattate con la pellicola. E’ stata quella l’ultima volta che ho usato la pellicola. Pochi giorni dopo ho comprato la macchina digitale. E intanto ho già commissionato una nuova scorta di pellicola in bianco e nero, che ormai non si trova neppure a Palermo. Non ho certezze e non invidio più di tanto quelli che le hanno. Molti dubbi invece. A cominciare da quello che l’universo del digitale sia solo un passo ulteriore, un altro scivolamento verso una situazione in cui l’esercizio della testimonianza rimane sempre di più affidato all’etica del testimone, alla sua vigilanza verso la potenza delle immagini.