Ogni qualvolta, ad Agrigento come altrove, si inaugura Qualcosa c’è sempre Qualcuno a presenziare. Ad Agrigento c’era Qualcuno per il Teatro Pirandello (vado a memoria e senza alcuna cronologia, o di meritoria classifica, esatta), c’era Qualcuno per l’Archivio Notarile, c’era Qualcuno per il ponte sulla 640, c’era Qualcuno, insomma, per tutti i Qualcosa inaugurati. Nulla di diverso, mi si potrebbe dire e controbattere, rispetto ai tanti Qualcuno accorsi per inaugurare i molti Qualcosa in giro, e non solamente, per l’Italia intera. Vero, penso, verissimo, ma io per adesso vivo e vedo le cose di Agrigento, quindi di casa nostra, e di questo parlo. E a casa nostra, nel frattempo, l’ultima presenza di abiti buoni e cravatte (o quasi), dei tanti Qualcuno, la abbiamo vista all’inaugurazione della posa della prima pietra (mah! Un pietrone grosso grosso con una targhetta di ottone sopra, almeno così appariva in televisione, e un po’ di gente intorno con cazzuola e pezzetti di pietra più piccoli in mano, a far finta di giuocare alle costruzioni), della cosiddetta 640, ovvero la strada che collega Agrigento a Caltanissetta.
Capannoni agghindati, polizia e carabinieri, istituzioni e tricolori, ruspe all’ingresso come i Leoni di Micene, sorrisi a trentadue denti (alcuni trenta e altri ancora meno), telecamere e macchine fotografiche (ovviamente) per le foto ricordo e tante parole suadenti. Una macchina scenica meravigliosa, un apparato splendido e perfetto, un tripudio di incensamenti finito, perle di regia mediatica e politica, agghindamenti da giudizio universale. Nessuno (fra i tanti nessuno di questa terra) che abbia potuto pensare, dire, sussurrare solamente: ma non si vergognano un po’ a tributare elogi al fallimento della politica? Nessuno, e ripeto Nessuno, che abbia potuto dire qualcosa di negativo tanto era ammaliante l’apparato scenico messo in piedi, convincente e giusto, ecco, giusto.
Caspita, perdinci, perdindindirindina e addirittura (visto i tempi perché no) cribbio! Adesso si, mi avete convinto, mi faccio convincere o mi convinco e basta! Adesso si che va tutto bene! Ora si che sono fiero di essere agrigentino, siciliano, elettore del centro destra o, meglio, elettore del centrosinistra-centro (che non esiste più e chissà quando esisterà nuovamente), ma deluso così tanto dal centrosinistra-centro che sembra più un centro e basta, che persino l’attuale centrodestra-destra mi sta bene.
Bravi, bravi tutti ma proprio tutti, è così che si governa. E al diavolo gli immigrati, il centro storico di questa città, la città tutta, il suo litorale e la sua costa, l’acqua dolce e quella salata, l’emigrazione dei giovani agrigentini, l’università, gli ospedali cadenti e la sanità, i problemi economici, chi lavora e anche chi non lavora, il piano regolatore e l’urbanistica tutta. Al diavolo la mancanza di spazi urbani decorosi, la valle dei templi ed il turismo assente, il rigassificatore, la raccolta differenziata, la Sagra del Mandorlo in fiore, quella del mandorlo non fiorito e la sagra degli eucalipti decapitati, le frane varie e persino la centrale atomica.
Adesso, con la strada a doppia corsia nuova fiammante, veloce e sicura potrò andare, speditamente, via da Agrigento. Arriverò a Canicattì, con un po’ di pazienza a Caltanissetta e, una volta al centro della Sicilia, sarà fatta; Catania e via, altrove. Finalmente lontano da Agrigento e addirittura, in breve tempo.
Grazie Ministro Alfano, Senatori ed Onorevoli nazionali, Presidenti, Assessori e Deputati Regionali e Provinciali, Sindaco, Giunta e consiglieri tutti. Bravi davvero! Siete così bravi che vi bacerei in fronte, uno ad uno, un bacio in fronte in segno di affetto ed amicizia, ed uno sul palmo della mano, per riconoscenza. Baci per tutti e per tutte le vostre mani. E, ovviamente, vi sarò riconoscente, sempre e comunque, e al momento giusto non lo dimenticherò, sicuramente.
Poche ultime parole, ancora, in sincerità. La prossima volta, facciamo una cosa un po’ più sobria. Vi ringrazio, sia chiaro, di tanta attenzione ed affetto ma, invero, preferisco le cose un po’ più semplici, più asciutte. Non sono abituato a tanto clamore per una richiesta, in fondo, molto semplice. Quando accadrà nuovamente, vi prego, mi basterà qualcosa del tipo: “Senti Dà… (o anche Davide, se preferite dare un tono meno informale. Capirei, con le intercettazioni meglio non scherzare, non si sa mai, può essere sgradevole… qualche voto di scambio… per carità). Comunque, mi basta, vi dicevo, che mi telefoniate e mi diciate – Davide, senti una cosa, io non so fare nulla, ma proprio nulla nulla nulla, che ci posso fare? E, fra l’altro, è evidente. È sufficiente che ti guardi un po’ in giro e noterai in che condizioni versa Agrigento, la Sicilia ed il meridione d’Italia tutto. Per cortesia, alle prossime elezioni, dammi il tuo voto. Ho da campare, insomma, capisci bene, io e l’intera mia famiglia…”.
E così, spinto da immenso senso di pietà, e apprezzando lo stile minimale, sobrio e parco, elegante ed intelligente, vi darei il mio voto. “Ma si! Machissenefrega!”.
Ah! Dimenticavo, scusatemi. Purtroppo soffro di nostalgia acuta e non curabile. Vi dispiacerebbe farmi avere il vostro recapito? Vi manderei volentieri, dalla città mia prossima ventura, una bella cartolina, così come si faceva una volta, con una bella illustrazione della città che avrò scelto. Così avrete anche mie notizie e potrete scrivermi se ne avrete voglia e, soprattutto, tempo. Come sarebbe bello! Grazie ancora. Baci.