'ASPETTANDO MONTALBANO' IRONICA E DESOLATA STORIA AGRIGENTINA di Giovanni Taglialavoro
Submitted by redazione on Tue, 10/03/2009 - 20:45
'Aspettando Montalbano' è il titolo del lungo racconto che segna l'esordio narrativo di Guglielmo Trincanato. Un aureo libello, un finissimo racconto su Agrigento attraverso le surreali vicende di un circolo culturale di Porto Empedocle, intitolato a Pirandello. Estenuato dalle solite, allusive, volgari e macchiettistiche concioni su donne e tradimenti, il circolo vira verso un possibile e ardito cambiamento: revocare l'intitolazione a Pirandello e assegnarla a Sciascia. I soci si dividono, si formano due schieramenti contrapposti al punto che l'unica soluzione appare quella di chiamare come arbitro, per un parere disinteressato e autorevole, Andrea Camilleri. E lo 'sventurato' rispose.
Al suo arrivo ad Agrigento Camilleri viene travolto da un clima parossistico e feroce, illuminato casualmente solo da sorprendenti conversazioni con lo scemo-filosofo del villaggio Fonzio. Quello che succede dopo lo lasciamo alla diretta lettura, caldamente consigliata.
Guglielmo ci ha regalato una storia desolata espressa in una scrittura felice e seduttiva, nella quale si rappresenta il mondo borghese agrigentino, quello professionale e colto, quello che usa i libri e gli studi non per illuminare le scelte di vita, ma al contrario per occultarle, quello che diffida di ogni possibilità di pensare all'altro se non come ostacolo o mezzo del proprio potere e della propria affermazione, capace di pensare ogni crimine, senza averne il coraggio realizzativo, insomma il mondo dei siciliani di 'sabbia di spalle' che include tutti gli uomini che non credono nella possibilità di fare la storia, contrapposti ai siciliani di terra che soli hanno la forza e la voglia di modificare le cose e distanti dai siciliani di neve che vivono la loro vita insulare come esilio.
Il racconto ti prende subito coi suoi dialoghi sorprendentemente teatrali, distillati con una ironia a volte liquidatoria a volte amara; con la varietà dei personaggi, ognuno dei quali, seppur marginale, dai caratteri spiccati e ruoli originali; con la trama surreale eppure così riassuntiva delle dinamiche locali; con la particolare lettura del contributo dei principali scrittori siciliani nella definizione dei nostri tratti regionali e con una trovata finale davvero magistrale.
Vi è anche una citazione dolorosa e giustamente velenosa del modo sommario col quale a volte la magistratura e la stampa agrigentina hanno giocato sulla dignità e la vita delle persone per coprire la propria incapacità o la smisurata ambizione alla notorietà. Chi vuole può dare nomi e cognomi veri al posto di quelli inventati dallo scrittore.
Dicevamo della trovata finale che non sveliamo: ne ricaviamo un elogio della fuga come unica possibile via d'uscita dall'assurdità della vita agrigentina. Su questo si potrà e si dovrà discutere.
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