UN ROSARIO DI SCHIAFFI di Onofrio Dispenza


La prima notizia è che forse hanno costruito l'ospedale della città con sabbia, la seconda notizia è che, anche questa volta, Agrigento ha preso lo schiaffo senza indignarsi

[img:1 align=float_right title=none]Questa è una città senza speranza. Meglio, è una città che non sa darsi una speranza. Sconvolge l'incapacità a reagire, la volontaria rinuncia all'indignazione, la scelta di non osare nella denuncia. Io non ho dimestichezza con queste pratiche, ma l'idea che questa città abbia, da tempo, scelto il masochismo come abitudine quotidiana mi sta convincendo. Come chiamare altrimenti la storica tendenza a farsi schiaffeggiare e a pagare quanti ti dispensano schiaffi? Mi farebbe male ripercorrere le tappe di questo rosario di schiaffi, e mi farebbe ancora più male essere cattivo con chi amo, comunque, tanto, e fino alla fine. Si, perché quando il rosario di schiaffi sarà così lungo e intenso, finirà con aprire ferite, farà piaghe inguaribili sul corpo di questa città. E io, per amore andrò a leccarle quelle ferite per lenire il dolore e rendere più dolce la fine. Impietoso? Come si fa a non esserlo all'indomani di un ceffone pesante che non ha indignato nessuno, non ha rivoltato niente e ribollito il sangue? Parlo dell'indagine che ha sostanzialmente scoperto un oltraggioso inganno e una perfida truffa: l'ospedale della città, tanto atteso, è stato costruito con calcestruzzo depotenziato. Una perizia ci dirà se può restare aperto o se invece, prudentemente, debba essere chiuso. La notizia ha attraversato la città e la coscienza (!) degli agrigentini con una lievità scandalosa. Allo stato non sappiamo come andranno a finire le indagini, cosa scoprirà l'inchiesta, chi coinvolgerà, quale sistema farà emergere. In attesa, l'esperienza ci dice che quando accadono cose del genere può essere che dietro la truffa e l'imbroglio criminale ci siano soldi che si accumulano e passano di mano. Scivolano nelle tasche di chi confeziona i pacchi e aiuta a determinare le cose e in quelle di chi chiude un occhio. Prima, seconda o terza Repubblica, la politica è costosa. Chi si è indignato? Lo ha fatto il governo della città? Lo hanno fatto le forze (la parola FORZA può ben apparire ironia) politiche? La Chiesa, i cittadini? Qualcuno è sceso in piazza per dire BASTA? Se è accaduto, ammetto di non esserne informato, mi sorprendo piacevolmente e chiedo scusa a chi mi smentisce. Se il silenzio inutile che accompagna la fine anche questa volta si è imposto, aspetto, con amore, di leccarti le ultime piaghe.

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