IMAGO MUNDI di Giandomenico Vivacqua
Giorno 13 marzo, presso lo studio del pittore Giovanni Tedesco, in piazza Sinatra, ad Agrigento, Tano Siracusa* esporrà fotografie metafisiche della città perduta nella nebbia.
Tano è mio amico: faccio fatica a ridurre il suo universo umano e intellettuale alla sola dimensione dell’arte fotografica. Tano è un filosofo: ragiona, scrive, discute e fotografa (senza una necessaria implicazione logica tra queste cose, ma solo psicologica). Tano è antropologo e politico. Tano è ancora capace di indignarsi delle ingiustizie del mondo e di meravigliarsi di fronte alla bellezza. Ma Tano sa che la bellezza non è una facile scoperta, ma un’ardua conquista che va spremuta da ogni contesto umano coni sguardi ispirati e sapienti, pazienti e fulminei. Tano sa che per trovarsi lì, in quel preciso punto del mondo nell’istante in cui la bellezza "accade", bisogna lasciarsi andare alla deriva nello spazio e nel tempo, senza indirizzi in tasca né appuntamenti. Tano non trasforma le proprie immagini mentali in visioni ma fotografa quello che vede, senza giudizi previi né opzioni teoriche da convalidare con i suoi scatti – lui, che pure così attentamente ha riflettuto sull’identità epistemica della fotografia.
Tano può essere un uomo scomodo, con la sua anacoretica asciuttezza. Niente in lui è futile o contingente, tutto è strettamente necessario: le parole, i gesti, l’abito. E gli scatti.
Tano racconta l’atroce e lussureggiante condizione dell’uomo meridionale, o del meridione dell’uomo, e per contrasto la deriva grottescamente sfarzosa e spettacolare dell’uomo del nord, con la sua liturgia del consumo: due estremi che nel tempo che ci è dato di vivere spesso abitano gli stessi luoghi. Il racconto fotografico di Tano, che ha il vasto respiro del romanzo, la coerenza tematica del saggio e l’appassionata urgenza descrittiva del reportage, trascende tutti questi generi con le loro grammatiche d’ordinanza, per ricordarci che l’unica fedeltà che può esigersi dall’artista è quella dovuta a se stesso, alla propria vocazione e ispirazione. Le foto di Tano non informano e non dimostrano: dicono. E dicendo istituiscono una realtà alla quale chi guarda scopre di non essere estraneo. Non chiarisce misteri Tano, non scopre verità nascoste. Fa molto di più. Usa la potenza del suo sguardo per esprimere (cioè per portare fuori, allo scoperto), quello che le immagini protocollari riescono solo a rivelare (cioè a coprire di un altro velo). Armato di questo strumento, Tano squarcia il cielo di carta del nostro teatro umano, inondandolo di una dolorosa luce di verità.
*Tano Siracusa è nato nel 1949 ad Agrigento, dove vive e lavora. Laureato in Filosofia, fotografa dagli anni ‘80. Ha diretto le riviste Sudovest e Fuorivista. Ha pubblicato diversi libri di fotografie. Ha esposto in Italia e all’estero.