I CONFINI DELLA LAICITA' di Benedetto Adragna

Ragionar di politica su quei valori che stanno alla base della nostra convivenza civile è l'obiettivo di questo articolo che sfogliando le pagine della laicità lo fa anche raccogliendo l'eredità del passato. Il 2008, appena terminato, è stato un anno importante che ha interrogato maggiormente la politica, ma anche la scienza e la società civile, si pensi al 60mo anniversario della Costituzione, al 60mo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ma anche al 30mo dell'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale.Date che hanno segnato la nostra storia e, possiamo dire con buona certezza, plasmato il futuro arricchendo, ma anche lasciando cicatrici alla democrazia. Non si può dimenticare, infatti, la tragedia che ha coinvolto Aldo Moro.

Ombre e luci di un'Italia che è cambiata e che sta cambiando, e che fa assumere nuove vesti a quello che potremmo definire la liaison a partire dalla prima Repubblica: la laicità, ma soprattutto il sentirsi laici di fronte ad una società cangiante, per alcuni versi più curiosa e attenta, per altri più destrutturante e intollerante.
In questa nuova dimensione, la visione individuale e l'introspezione psicologica più profonda hanno segnato una singletudine che mal si armonizza con una comunità, sempre più coalizzata nel ribadire diritti o nel crearne di nuovi, si pensi alla class action, ma anche ad un concetto di laicità pluralista. È come se si cercasse nell'individualità, l'affermazione di uno sconfinato potere di autodeterminazione, che si confronta con vecchie e nuove paure, mentre nella difesa del proprio status si cercano alleanze, a volte improbabili, per far valere e dare anche fondamento alla propria posizione. Alla radicalità dell'individualismo si contrappone, quindi, l'indebolimento delle relazioni sociali, che non accettano più mediazioni, né contratture, trovando nella sola persona la ragione prima, il centro e l'effetto del proprio agire e, più pericolosamente, del proprio essere. Le conseguenze possono ravvisarsi in una insicurezza che travolge ogni aspetto della vita sociale e che si traduce nella destabilizzazione delle relazioni civili, nel timore verso la persona che definiamo "straniera", nella incapacità da parte dei giovani di poter progettare il proprio futuro, nell'angoscia e nella solitudine delle famiglie. Un'inquietudine a 360 gradi, quindi, che si incornicia nella complessità di un palcoscenico che non può non tener conto delle sfide che interrogano la nostra società: dalla bioetica allo scientismo, dalla globalizzazione al multiculturalismo.
Proprio nella complessità, la semplicità del concetto di laicità, si è rivelata scomoda e si è colorata di nuove sfumature e ha visto diatribe anche sulla terminologia: laicismo o laicità?
Ritrovare il senso di una laicità condivisa è l'obiettivo degli uomini e delle donne di buona volontà che hanno assunto l'impegno politico come servizio.
Nella diversificazione delle due accezioni viene travolto anche il patto di non ingerenza tra lo Stato italiano e il Vaticano, che ha trovato nuove frontiere nei temi eticamente sensibili che, più degli altri, hanno assunto connotati pubblici e si sono posti come antitesi e, in alcuni casi simbiosi, al diritto della Chiesa di esprimere il proprio pensiero. Figure come Luigi Sturzo, sacerdote, uomo di pensiero e di azione, capace non solo di definire magistralmente i connotati della laicità all'interno della Chiesa al momento in cui fonda il Partito popolare, ma anche di distinguere fede e politica, sono anacronistici in un momento in cui l'esposizione di pensieri da parte di esponenti religiosi appare come una pericolosa intromissione.
Ma siamo sicuri che la domanda sia credente o laico, religione o stato, relativismo o universalismo?
Siamo certi dei confini dell'essere laico, e che ci sia un solo inequivocabile modo per esserlo?
Sono rimasto molto colpito dalla pubblicazione della collega Senatrice Emanuela Baio che ci ha voluto offrire una lettura differente del fenomeno della laicità e con la lente di ingrandimento non disdegna virtù e difetti di questa Italia, che nelle sue contraddizioni non smette di interrogarsi, di analizzarsi, di cercare mediazioni. Un messaggio positivo, un' incitazione che attraverso un climax ascendente di illustri posizioni, termina con la forza della speranza.
Dove trovare se non nella storia il significato autentico della laicità: l'autorevolezza delle parole di Oscar Luigi Scalfaro, in cui ci riconosciamo e troviamo la nostra "casa", come lui stesso ci ricorda, illuminano con faro severo le fondamenta e le peculiarità di una laicità che si stava facendo. Anche le vivaci interpretazioni dell'attualità, offerte sia da Vannino Chiti, sia da Francesco D'Agostino, sviluppano tesi interessanti e danno una chiave nuova nell'approccio alla tematica.
L'etica rimane un punto di partenza, che guarda al futuro di una società multiculturale. E nasce una nuova contrapposizione, occidente ed oriente, nord e sud, in una integrazione che stenta a realizzarsi, nonostante la grammatica dominante ci parli di libertà dell’individuo e di libertà dell’economia, si dimenticano proprio le fondamenta della civiltà occidentale, come la solidarietà e l' uguaglianza.
 Di fronte alla destrutturazione della solidarietà, si individuano percorsi per riaprire la capacità dialogica, l’apprendimento reciproco, per ritrovare quel carisma del cuore e quella passione per la vita dei quali, oggi più di ieri, sentiamo la mancanza.
Abbiamo bisogno di una nozione di laicità più ambiziosa, che si fonda sull'altro, che ricerca l'altro e con esso si confronta e cresce, un concetto di laicità che non sia statico e immobile, ma che circoli e coinvolga in un abbraccio ognuno di noi.
Il richiamo alla fraternità universale apre il nostro sguardo laico all'umanità.
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