IL PIU' GRANDE GOLF NELLA PROVINCIA PIU' ASSETATA. SIR, MA CHI INNAFFIA? di Adriana Iacono

La prima volta che ne ho sentito parlare ho riso. Ma figuriamoci! - mi sono detta - Sarà una di quelle idee bislacche che agli inglesi vengono in mente ammirando le fogge bizzose dei cappellini della regina. Anche la seconda volta ho riso. Addirittura - ho commentato, quando ho sentito che era diventata la priorità politica del mismisìmo candidato presidente della regione- Questa sì che è bella - ho detto e ho archiviato la notizia in qualche anfratto della memoria. Poi un giorno quest’estate ero a Dublino, su un autobus verde della verde Irlanda. Una di quelle belle giornate di vacanza che sei di buonumore e con l’aria svagata guardi fuori dai finestrini o le facce di chi ti sta intorno.
Oppure leggi tutti gli avvisi e i cartelli per strada per rispolverare la lingua e dare un senso al titolo vacanza studio che hai dato a due settimane di oziosa villeggiatura. La risatina mi è scappata improvvisa ma subito dopo, indicando il cartello per spiegare alla mia amica perplessa il motivo di tanta ilarità, ho capito che c’era poco da scherzare. Era un annuncio innocente che invitava i Dublinesi a innaffiare i loro giardini con parsimonia, risparmiando l’acqua. Detta così sembra una frase banale e lo sarebbe stata se l’invito fosse stato rivolto agli abitanti di Marrakesh ma si trattava di Dublino e dio sa se piove da quelle parte parti! Pensavo che nemmeno esistesse il verbo innaffiare in Irlanda. - Colpa del buco dell’ozono –commento con aria seria. - Oppure dei green - dice la mia amica. Dice che in Irlanda ce ne sono circa 400. Uno ogni 40 chilometri, dice. Adesso capisco perché la chiamano verde Irlanda.
È stato lì che la notizia archiviata nella memoria è ritornata a galla e questa volta non ho riso. – Figuriamoci - ho pensato - mase pure gli irlandesi hanno problemi d’acqua
E invece proprio qualche giorno fa su un telegiornale locale, materializzato dal nulla, mi appare in tutto il suo quasi splendore ancora da rifinire: il campo da golf più grande d’Europa (o giù di lì) nella provincia più asciutta d’Europa (e non solo). Salto sulla sedia - Ma come - mi chiedo - sono cresciuta risparmiando l’acqua come fosse un bene prezioso, centellinando goccia su goccia e ora che persino in Irlanda hanno preso a fare economia delle risorse idriche scopro che possiamo permetterci d’ innaffiare un campo da golf?
- Cinquecento posti letto, cinquecento posti di lavoro diretti più cinquemila nell’indotto - mi informa dal teleschermo il distinto signore dall’accento inglese che tutti chiamano Sir.
Già mi immagino signore bionde cotonate, completino bianco, bling-bling di chincaglieria, immancabile visiera a proteggere un ricco strato di fondotinta dai raggi UVA e signori panciuti con panciotti a quadri e scarpette impeccabili. Frotte di americani arricchiti presi a rincorrere palline bianche sulle nostre praterie artificiali, a pasteggiare con involtini di pesce spada e cappuccino, a restare a bocca aperta davanti ai templi greci - 2500 years old? Wow! - a galleggiare pancia all’aria sul mare blu, insomma a fare quello che i turisti, non solo americani, fanno ovunque siano: godersela sostenendo l’economia locale. Il tutto a solo una cinquantina di chilometri da qui, è pur sempre territorio della stessa provincia anche se sospetto ancora per poco. Forse da cinquanta chilometri arriveranno solo gli scampoli, d’accordo, ma qualcosa arriverà (e comunque noi avremo un bel rigassificatore nuovo di zecca proprio sotto casa, vuoi mettere?) Su internet c’è già un sito di tutto rispetto pronto a ricevere prenotazioni. Suite di lusso, ristoranti, terme, spiagge. Tutto ton sur ton, green on green, dollari su prati.
Forte, very cool! Thank you, Sir. Una sola domanda, Sir, ma chi innaffia?
 
 
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