NON BASTA DIRE NO di Giovanni di Girgenti
Submitted by redazione on Wed, 28/01/2009 - 21:32
Vista da lontano, la campagna contro il rigassificatore di Porto Empedocle sembra mostrare una inedita consapevolezza ambientale in moltissimi agrigentini e in un largo numero di esponenti istituzionali. I quali sostengono non solo l'estraneità, ma anche l'incompatibilità di un manufatto e di una attività come quella della rigassificazione con le possibilità di sviluppo del nostro territorio. Si dice: in un contesto a forte vocazione turistica come il nostro, spendere soldi e mettere a rischio l'ambiente per quell'attività è un controsenso.
Mi sembra un ragionamento giusto, lucido e lungimirante, ma alla condizione che più avanti dirò. Non entro nel merito della sicurezza dell'impianto, non ne ho la competenza, e in ogni caso se governo e regione danno l'ok, suppongo che dal versante della sicurezza avranno le loro ragioni. Mi sembra invece fondamentale chiedersi quale modello di sviluppo valorizzi maggiormente il nostro territorio, così come è stato stratificato nel corso dei secoli, e assicuri una qualità di vita migliore. Se lo chiedeva già qualche mese fa Vincenzo Campo su questo sito senza ricevere risposte convincenti.
Si può vivere con accanto un rigassificatore: ne ho visto uno, ma non so se simile a quello che si vuole impiantare a Porto Empedocle, nel golfo di La Spezia e a poche centinaia di metri da quel gioiello storico artistico che è Portovenere; il punto è se quell'impianto, nella nostra provincia, oltre alla sicurezza, porta sviluppo compatibile ( cioé lavoro e qualità di vita) o distruzione ambientale ( mare e costa e paesaggio) e dissipazione di risorse finanziarie ( pochissimo lavoro).
Abbiamo già conosciuto il sogno industrialistico degli anni cinquanta e sessanta in Sicilia e anche a Porto Empedocle e sappiamo tutti come è finito: cattedrali nel deserto e poi deserto con resti di cattedrali. Abbiamo conosciuto in quegli stessi anni l'assalto al centro storico di Agrigento e alla sua tremenda deturpazione; e solo la frana del 1966 ci ha risparmiato l'urbanizzazione, in parte avviata, in via Francesco Crispi e sotto lo stadio, dell'area della valle dei templi. Di passaggio è bene ricordare che si tentò di costruire un nuovo stadio dalle parti del quartiere ellenistico-romano, un impianto Fiat vicino al tempio di Asclepio e una strada a mezza costa lungo il fianco esterno della collina dei templi. La frana, dicevamo, bloccò quella idea di espansione a sud della città a complemento della insensata cementificazione del centro storico.
Oggi il movimento contro il rigassificatore vuole difendere la valle dei templi e l'idea di un nostro futuro basato sulla sua tutela e valorizzazione. Mi sembra un proposito sano e ricco di speranze a condizione che non sia solamente difensivo e, agli occhi di chi ha fame di lavoro, nullista: porre al centro l'idea di uno sviluppo turistico sostenibile deve comportare non solo la necessità di bloccare opere con esso incompatibili, ma di promuovere piani positivi di risanamento ambientale: del centro storico (anche quello di Porto Empedocle, non dimentichiamoci che le fiction di Montalbano hanno dovuto migrare di set per l'impresentabilità dei luoghi empedoclini) delle coste, del parco archeologico, perché oggi il nostro territorio non ha un grado significativo di desiderabilità, lo ha certamente in potenza, a condizione appunto che si avvii un profondo risanamento che renda il territorio circostante simile alla bellezza della valle e non il suo contrario, come è in gran parte oggi.
Decostruire, risanare, rivitalizzare, rinaturizzare, investire su questi obiettivi le molte risorse, che ci sono, mobilitare i nuovi soggetti dell'economia delle microimprese ( penso ai titolari delle B&B e degli agriturismi e dei locali pubblici ecc.) e selezionare in questa prospettiva nuovi gruppi dirigenti: questa mi sembra una bella e realistica prospettiva di futuro per cui varrebbe certo sollecitare un forte impegno.
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