CITTA' INVISIBILE di Davide Natale

Non occorre disturbare Italo Calvino e le sue Città Invisibili. Davvero no. E non occorrerebbe nemmeno disturbare Chicchessia, ultimo illuminato, intellettuale qualunque, di una casta minore e ristretta, retriva e antimodernista di questa Girgenti, la mia, la vostra, e la sempre più loro Girgenti, se Chicchessia non fosse altrove, lontano, nascosto.
Da qui, da dove scrivo della mia Girgenti che non esiste più (io che l’ho vista soltanto sui libri, fra i ricordi e le parole di chi l’ha vissuta veramente), non resta altro che osservare. Non esiste più come era, come è stata pensata, progettata e desiderata; un Invisibile villaggio silenzioso in pietra di tufo giallo, abitato da uomini ed animali, tra la Valle, il mare, la campagna ed il sole. Volatili nel cielo, pesci nel mare, bipedi e quadrupedi sulla terra e, nel mezzo, gli alberi ''fra la terra ed il cielo'' come le nuvole.
Poi il polveroso cemento (la frana e il terremoto), l’asfalto sulla terra (le macchine e la velocità), le case abusive (la legalità), il mare inquinato e puzzolente (la politica attenta e lungimirante), i recipienti d’acqua sui tetti (ornamenti e decori di moderna architettura), gli alberi secolari (pericolose ghigliottine esiziali), i ventenni che vanno via (la globalità, la modernità, e altri simili e surrettizi pretesti) e tutto il resto, tutti gli altri, tutti i loro vocianti, urlanti, fragorosi rigurgiti in forma di abusate e logore parole, a digerire i rimasugli della loro pochezza.
E, all’angolo, dalla sua siderale distanza Chicchessia, alla finestra, accende una sigaretta, nascosto e timido, ritroso, com’è dentro casa sua, senza più voglia di mettere il naso fuori, a farlo girare per strada e fra la gente, incapace a non sentirsi inadatto, non più destro, oramai, a riconoscere gli odori, gli umori di una città che non abita più, che non esiste più.
Come sarebbe bello (non più rinviabile, fondamentale), penso a volte, se tutti i Chicchessia di questa città, un giorno di sole, scendessero per strada e si incontrassero al bar, uno qualunque, ovunque, e semplicemente cominciassero, annusando l’aria intorno, a parlare e parlarsi.
Mannaggia come sarebbe bello, mannaggia davvero!
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