UNA CITTA SENZA POETI E' UNA CITTA' MUTA di Lia Rocco
Submitted by Suddovest on Mon, 15/09/2008 - 22:43
Scrive Pirandello a Marta Abba " … i giganti della montagna sono il trionfo della Fantasia, della Poesia, ma insieme anche la tragedia della Poesia in mezzo a questo brutale mondo moderno" Una città senza Poeti è una città muta. La lunga, lunghissima estate agrigentina volge al termine. Nella lunga, lunghissima estate agrigentina è stata bandita la Poesia. E noi umani abbiamo bisogno di Poesia per vivere, perché siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni. La Poesia e quindi il Teatro, la Musica, la Danza, il Cinema, le Arti figurative ci raccontano poeticamente la realtà, ci aiutano ad interpretarla, ci aiutano a vivere. Dovremmo tutti uscire fuori, tutti. Donne, uomini, vecchi, bambini, vigili urbani, pompieri, operatori ecologici, intellettuali, commesse, commercianti, impiegati, fiorai, lavapiatti, preti, suore e sagrestani. Tutti fuori. Fuori dalle case, dagli uffici, dalle botteghe, dalle edicole, dai buchi, piccoli o grandi, che ci siamo costruiti e nei quali ci infrattiamo contenti di non vedere, di non sentire, di non parlare. Tutti fuori in corteo (alla testa del corteo ci starebbero bene anche il Sindaco con la sua fascia tricolore, l'Arcivescovo, il Prefetto, il Presidente della Provincia con la sua giunta, il Tenente Colonnello della Guardia di Finanza, il Presidente della Camera di Commercio insomma tutte le autorità). In corteo con tanto di megafoni e striscioni. In corteo a chiedere il ritorno della Poesia in questa città ammutolita. E poi, dopo il corteo, ciascuno a fare la sua parte, senza lamentele, senza delegare. Disposti a sacrificare il proprio tempo e il proprio denaro. Disposti a riconoscere i propri errori. Disposti al confronto Guardiamo ad altre città. Avignone, Edimburgo, Berlino, Spoleto, Siracusa, Taormina, Mantova, Modena, Todi… Sono città che investendo risorse umane ed economiche su un progetto culturale all'insegna del teatro, della musica, della danza, della filosofia, della letteratura hanno lanciato la loro immagine in tutto il mondo attirando turisti per tutto l'anno e contribuendo, attraverso la Poesia, a far decollare l'economia di quei luoghi, a creare posti di lavoro, ad attivare la fantasia creativa ed imprenditoriale della gente del posto. Il futuro di Agrigento è tutto qui: nella Poesia, nella Fantasia, nell'Arte, nella Bellezza che il nostro paesaggio, i nostri beni culturali ( tra i quali includo Pirandello e Sciascia), il nostro clima sanno scatenare. I centri commerciali quanti posti di lavoro porteranno? Quanta ricchezza? Ed il rigassificatore? Questo mostro di cemento armato che collocheranno in mezzo al " mare africano" a due passi dal Caos, dalla bianca scogliera dei turchi, dalla Valle quanti posti di lavoro porterà? Quanta ricchezza? Il turismo culturale rivolto ai viaggiatori e ai non viaggiatori (il marketing turistico ci dice di investire e cercare i clienti tra i "non viaggiatori "visto che il concetto di viaggio e di turismo si è modificato) crea migliaia di posti di lavoro. Posti di lavoro per noi, per i nostri figli, per i figli dei nostri figli, per gli immigrati e per i loro figli. Agli imprenditori del Consorzio turistico della Valle dei templi suggerisco di inserire nei loro "pacchetti" la Poesia e quindi il Teatro, la Musica, la Danza, la Letteratura. Li invito a non dimenticare di offrire ai turisti una storia raccontata da una voce, una musica, un gesto. Li invito ad investire e trasformare Agrigento in cantiere culturale per tutto l'anno. Un paio di mesi fa l'assessore regionale ai beni culturali ha proposto di affidare il nostro patrimonio artistico ai privati. E' inutile che sottolinei quanto lontana mi senta da questa destra che ci governa. Eppure il grido indignato "Giù le mani dei privati dai beni culturali" mi lascia perplessa perché io vorrei gridare "Giù le mani del Potere pubblico dai beni culturali". Un Potere pubblico che continua a promuovere gente incompetente e perdente ma in quota a questo o a quel padrino politico. Un Potere pubblico che gestisce come un ragno filando fitte reti di clientelismo che mortificano le intelligenze e il merito. Un potere pubblico che ha solo "conservato", più spesso mortificato, ma mai amato, mai fatto conoscere, mai pubblicizzato il bene culturale che gestiva. E allora forse è il momento di affidare a menti e a mani private e illuminate i nostri beni culturali elaborando contemporaneamente un ferreo sistema di controllo gestito alle Sovrintendenze, gestito dalle persone capaci, intelligenti ed illuminate che lavorano nei nostri enti pubblici. Affidiamo la gestione dei nostri beni culturali ad "Imprese sociali", ad imprese che rispondano a criteri di carattere sociale e non al principio della massimizzazione dei profitti. Ad imprese che reinvestano nel bene culturale che gestiscono i profitti che ne ricavano. Non mi sto non inventando nulla l'idea è di Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace, che la sta applicando per eliminare la povertà nel mondo (correte in libreria a comprare il suo ultimo libro "Un mondo senza povertà" ed. Feltrinelli) ottenendo l'interesse e l'apprezzamento di potenti multinazionali. Una città senza Poeti è una città muta. Riprendiamoci la parola, riprendiamoci la fantasia. Scendiamo in piazza come dei Don Chisciotte a combattere contro i mulini a vento dell'ignoranza, dell'ignavia, dell'accidia, della rassegnazione. Con la Poesia arriverà una gestione limpida delle risorse idriche, verrà il lavoro, verrà la capacità di prendere decisioni drastiche per cancellare gli orrori architettonici che hanno stravolto il paesaggio, verrà il desiderio di rivitalizzare il centro storico, verrà la speranza di un futuro diverso. Tutti in piazza a reclamare la nostra porzione di Poesia.
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