ECCELLENZE PRIVATE E PUBBLICHE MISERIE di Giovanni Taglialavoro

Per ferragosto sono ospite di Lorenzo Reina ( lo vedete nella foto accanto ad una sua scultura), nella sua azienda agropastorale sulla montagna della quisquina. Centinaia di pecore attorno, decine di asine, capanni col tetto di canne e foglie, la ricotta fumante nel pentolone e intanto, in uno spazio circolare chiuso da balle di paglia, si prepara la serata: Costantino Chillura leggerà alcune poesie di Lucio Piccolo. Arrivano centinaia di persone la sera da Bivona, Cammarata e Santo Stefano ma anche da Agrigento. Costantino interpreta magistralmente le poesie di Piccolo, per quanto scritte pensando più all'occhio che all'orecchio. Una musica originale accompagna la performance. Atmosfera incantata.
Pochi giorni dopo ad Agrigento, nel cuore della  Civita, in un angolo di villa San Marco, Fausto D'Alessandro e Lia Rocco, con le musiche di Edoardo Savatteri, propongono una rilettura di 'Alice nel paese delle meraviglie'.  Mi sento rapito dall'atmosfera che si è creata, la mia gratitudine va a Vincenzo e Caterina che hanno ospitato e organizzato l'evento nella loro casa, bella in ogni dettaglio, alla maestria delle letture, all'intelligenza brillante delle notazioni di Fausto, provocato da Valentina, ai brani musicali, un'interpretazione di Oblivion al piano struggente, e all'intensità di Lia e Anna Grazia.
Due episodi, probabilmente non isolati, di produzione e fruizione culturale fuori da ogni circuito pubblico.
Cosa ci mandano a dire questi episodi?
Nel sud, nella provincia più meridionale del sud, vi sono risorse da cui ripartire, vi sono trincee solide nelle quali raccogliere le resistenze al piattume e al consumismo televisivo cui ormai si ispirano le iniziative pubbliche estive di animazione culturale, peraltro sempre più rare.
Trincee per una 'guerra' di posizione dalla quale tuttavia ripartire, il più presto possibile, per una 'guerra' di movimento.
Mi fa paura, infatti, l'idea che si possa rimediare al grigiore e alla povertà di un'offerta pubblica di cultura con una sua privatizzazione che, aldilà delle intenzioni, comporta necessariamente una segmentazione sociale della fruizione.
Mille iniziative dunque di qualità, pensate e organizzate da privati nei luoghi privati, ma a condizione che non si smarrisca l'idea che la loro somma non potrà mai sostituire la necessità di un'espressione pubblica, nei luoghi pubblici e con il patrocinio istituzionale, di una adeguata produzione e fruizione culturale. Vecchia sinistra? Bah, forse.
 
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