IL DIBATTITO SUL CENTRO STORICO "AMO AGRIGENTO GROSSOLANA E AUTENTICA" intervento di Fernando Mellado Carrion*
Submitted by redazione on Wed, 13/08/2008 - 08:10
''Ci sarà fra cinque anni un altro giovane agrigentino che potrà legare il suo nome ad un progetto di rinascita della città?''. Non lo so; ma nel frattempo non credo che al messia importi molto che si vadano dibattendo le possibili soluzioni.
Io sono stato turista ad Agrigento. A differenza, per esempio, di Siracusa (secondo me, la ragazza bella e viziata), Agrigento è grossolana ed autentica. Quasi come la cucina dell'agrigentino che conosco meglio; spontanea, generosa, abbondante, saporita e casalinga (di quelle in cui il cuoco mette le mani nel tuo piatto per coronare la ricetta). Non credo che la soluzione sia quella di travestire una città così bella da receptionist di hotel, con perfetta padronanza dell´inglese e del giapponese (nel migliore dei casi). Non credo nel turismo. E nemmeno nel turista: di solito egoista, autosufficiente ed opportunista.
E' curioso il fatto che la valle dei templi sia uno scarico ai piedi della città, tanto grande da attrarre ed inghiottire (in parti uguali) una tale quantità di turisti i cui orari di visita non sembrano andare al di là di quelli del pullman che li scarica nella valle, per poi ricaricarli qualche ora dopo. Questo non è però il problema di Agrigento, o almeno non dovrebbe essere la base su cui cementare le soluzioni. Secondo me la città deve guardare a sé stessa partendo da sé stessa, tentando di risolvere le sue carenze come una città per i suoi cittadini. E' importante allontanarsi da soluzioni basate sulle necessità di gente che ama farsi la foto di rito col cavallo folkloristico, fermo ed umiliato nella cunetta, perso tra i pullman.
L'altezza degli edifici è un'altra delle cose su cui si è messo l'accento.
Lodevole, ci mancherebbe altro. Inoltre spero che gli autori di questo massacro non riescano a dormire quando arriva la notte poichè nel loro giorno fortunato non hanno avuto scupoli ad alzare piani e piani sulle planimetrie. Attenti però con l'uso incontrollato della dinamite perchè a volte la decostruzione può risultare più sbagliata della stessa costruzione. Non tutti i colossi saranno inaccettabili per la città, mi sembra persino interessante l'idea dei volumi verticali visti come riferimento visuale, con la funzione di articolare la città e referenziare i percorsi per chi si muove su quote diverse. Quindi, meglio chiarire con calma quali sono quelli insalubri nel volume globale della demolizione gratuita di edifici che, con sorpresa di tanti, potrebbero essere integrabili.
C'è soltanto una cosa più pericolosa di un 'modernismo' sfortunato, ed è il voler rimediarlo col 'postmodernismo' consumato male e digerito peggio. Devo ammettere che uno sente un sudore freddo sul corpo quando ascolta delle cose tipo scale mobili, perchè tende a figurarsi la città come un grande centro commerciale a forma di montagna. Non credo che sia necessario. Invece, sono d'accordo con l'idea dell'offerta culturale come soluzione parziale poichè penso o, almeno voglio pensare, che questa possa far fare salire le scale alla gente senza l'aiuto di mezzi quanto meno discutibili (alla fine, colui che non vuol salire non salirà mai).
La prima volta che ho fatto una passeggiata per il centro storico di Agrigento ho pensato che fosse un posto idoneo per sua forma e ubicazione, ma paradossalmente inospitale. Qualche percorso era gradevole e ogni nuova via o piazza inseguiva una nuova immagine forse più suggestiva di quella di prima. Il problema è che non c'era nient'altro da fare che deambulare. È vero che passare una serata camminando o stando semplicemente seduti in una piazza leggendo il giornale in compagnia di un caffè non è una sconfitta. Però, per dare vita a un centro storico (o a qualunque quartiere) bisogna fare accadere qualcos'altro. Ci dovrebbe essere qualcosa di più che viandanti che si spostano da un lato all'altro. Forse dovrebbe esserci un programma culturale vario e girovagante che coinvolga i cittadini. Agitare la città, setacciare e mischiare delle arterie piene di attività con degli spazi vuoti, per il riposo oppure per un programma più statico. Alla fine, attivarla a livello sociale.
Comunque, se il discorso è quello di sommare opinioni pur di ottenere una proposta di rigenerazione di Agrigento, vale la pena ogni riflessione. Mi sento un innamorato di questa città labirintica fatta di pietra arenaria giallastra con uno dei tramonti più belli che abbia mai visto. Volentieri.
Io sono stato turista ad Agrigento. A differenza, per esempio, di Siracusa (secondo me, la ragazza bella e viziata), Agrigento è grossolana ed autentica. Quasi come la cucina dell'agrigentino che conosco meglio; spontanea, generosa, abbondante, saporita e casalinga (di quelle in cui il cuoco mette le mani nel tuo piatto per coronare la ricetta). Non credo che la soluzione sia quella di travestire una città così bella da receptionist di hotel, con perfetta padronanza dell´inglese e del giapponese (nel migliore dei casi). Non credo nel turismo. E nemmeno nel turista: di solito egoista, autosufficiente ed opportunista.
E' curioso il fatto che la valle dei templi sia uno scarico ai piedi della città, tanto grande da attrarre ed inghiottire (in parti uguali) una tale quantità di turisti i cui orari di visita non sembrano andare al di là di quelli del pullman che li scarica nella valle, per poi ricaricarli qualche ora dopo. Questo non è però il problema di Agrigento, o almeno non dovrebbe essere la base su cui cementare le soluzioni. Secondo me la città deve guardare a sé stessa partendo da sé stessa, tentando di risolvere le sue carenze come una città per i suoi cittadini. E' importante allontanarsi da soluzioni basate sulle necessità di gente che ama farsi la foto di rito col cavallo folkloristico, fermo ed umiliato nella cunetta, perso tra i pullman.
L'altezza degli edifici è un'altra delle cose su cui si è messo l'accento.
Lodevole, ci mancherebbe altro. Inoltre spero che gli autori di questo massacro non riescano a dormire quando arriva la notte poichè nel loro giorno fortunato non hanno avuto scupoli ad alzare piani e piani sulle planimetrie. Attenti però con l'uso incontrollato della dinamite perchè a volte la decostruzione può risultare più sbagliata della stessa costruzione. Non tutti i colossi saranno inaccettabili per la città, mi sembra persino interessante l'idea dei volumi verticali visti come riferimento visuale, con la funzione di articolare la città e referenziare i percorsi per chi si muove su quote diverse. Quindi, meglio chiarire con calma quali sono quelli insalubri nel volume globale della demolizione gratuita di edifici che, con sorpresa di tanti, potrebbero essere integrabili.
C'è soltanto una cosa più pericolosa di un 'modernismo' sfortunato, ed è il voler rimediarlo col 'postmodernismo' consumato male e digerito peggio. Devo ammettere che uno sente un sudore freddo sul corpo quando ascolta delle cose tipo scale mobili, perchè tende a figurarsi la città come un grande centro commerciale a forma di montagna. Non credo che sia necessario. Invece, sono d'accordo con l'idea dell'offerta culturale come soluzione parziale poichè penso o, almeno voglio pensare, che questa possa far fare salire le scale alla gente senza l'aiuto di mezzi quanto meno discutibili (alla fine, colui che non vuol salire non salirà mai).
La prima volta che ho fatto una passeggiata per il centro storico di Agrigento ho pensato che fosse un posto idoneo per sua forma e ubicazione, ma paradossalmente inospitale. Qualche percorso era gradevole e ogni nuova via o piazza inseguiva una nuova immagine forse più suggestiva di quella di prima. Il problema è che non c'era nient'altro da fare che deambulare. È vero che passare una serata camminando o stando semplicemente seduti in una piazza leggendo il giornale in compagnia di un caffè non è una sconfitta. Però, per dare vita a un centro storico (o a qualunque quartiere) bisogna fare accadere qualcos'altro. Ci dovrebbe essere qualcosa di più che viandanti che si spostano da un lato all'altro. Forse dovrebbe esserci un programma culturale vario e girovagante che coinvolga i cittadini. Agitare la città, setacciare e mischiare delle arterie piene di attività con degli spazi vuoti, per il riposo oppure per un programma più statico. Alla fine, attivarla a livello sociale.
Comunque, se il discorso è quello di sommare opinioni pur di ottenere una proposta di rigenerazione di Agrigento, vale la pena ogni riflessione. Mi sento un innamorato di questa città labirintica fatta di pietra arenaria giallastra con uno dei tramonti più belli che abbia mai visto. Volentieri.
* Fernando Mellado Carrión, architetto
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