SOGNARE ALLA KOLYMBETRA di Francesco Taglialavoro

C'è una tipicità dei nomi oltre che del gusto in un menu come quello preparato per le Notti tra gli aranci alla Kolymbetra del Parco archeologico.
Non è scontato dirlo ma frasi come 'pani cunzatu cu l'oliu' per i siciliani da sempre, ma da quando Camilleri scrive i suoi romanzi anche per tutti gli italiani, evocano piaceri non soltanto legati al gusto, ma alla conoscenza, stimolano oltre che appetito, desiderio di viaggio spazio-temporale verso l'universo simbolico che l'isola si trascina dietro. E così siciliani o non, italiani o non, ci si potrà immergere anche quest'anno (come dal 2006 in avanti) per la fortuna di chi si troverà in quel ''dell'antica rocca'' (come la chiamava il filosofo akragantino Empedocle) nei giardini arabi, all'imbrunire per guardare le sagome scure degli ulivi saraceni e il giallo dei templi illuminati, mentre si sorseggia buon vino e si ascolta la gente che si esibisce: cantanti, lettori di testi teatrali, amici, volontari e amanti di quella valle dei templi patrimonio dell'umanità che appartiene a tutti, almeno fino al momento in cui battiamo queste poche, speriamo non sconclusionate o noiose righe, dalla lontana (non troppo) capitale, la città eterna, dove bruciano in questa estate violenta i campi Rom e che non ha giustizia né pace da esibire come modello alle altre città d'Italia.
Pani cunzato, pani cantato, pomodoro, primosale ('Primosale: cos'è?', ho sentito chiedere ad una coppia di romani dentro una salsamenteria di Prati, mentre il titolare spiegava: 'E' buono, è siciliano e si chiama così perchè...' - non avevano letto Camilleri forse), vino bianco, schiticchi con peperoni e cipolla infornate, olive verdi, o melangiani fritti cunzati, arancinette alla carne, pane e panelle, cuddruruni e miscati, spincioni alla palermitana, ancuri e vini rossi Nero d'Avola.
Sentirete (mentre Carmen Consoli, sotto il vulcano, si concentra su Rosa Balistreri e Giovanna Marini insegna canti popolari all'università di Parigi e mille-e-un-sacco di persone imparano i canti tradizionali contadini alla scuola musicale da lei fondata a Testaccio) contaminazioni di fado e sonorità carioca ideate per rendere omaggio ad un grande artista brasiliano, Chico Buarque de Hollanda, sabato 26 luglio alle 20,30 da Manola Micalizzi (voce e percussioni), Giuseppe Cammarata (chitarra classica), Gabriele Gambera (basso elettrico), Cristian Falzone (batteria).

Le altre sere, il 2 agosto, musica classica con Rossini, Ravel, Morricone, Rota, Williams eseguita dal Quintetto “Zemlinsky” del Teatro Bellini di Catania composto da Nunzia De Francesco (flauto), Angelo Palmeri (oboe), Lorenzo Giuseppe Lima (clarinetto), Patrizia Pane (fagotto), Antonio Anfuso (corno). Il 9 agosto musiche sul tema: “Da Kurt Weill a Piazzolla…sino ai giorni nostri”. Dalle partiture originali di due grandi autori del novecento fino alle nuove note di giovani compositori siciliani contemporanei eseguite dall'Astor Quintet di Ruggiero Mascellino (fisarmonica), Nicolò Renna (chitarra), Marcello Bonanno (pianoforte), Alfonso Randazzo (violino), Giuseppe Costa (contrabbasso).
Naturalmente lo scopo è sì intrattenere, ma il fine ultimo è tenere traccia della memoria storica e tramandare usi e cibi, riti e fatti di origine contadina nel senso di ricordi legati alla terra, ai suoi frutti, a coloro i quali li raccoglievano con il sudore e la passione: Non vi scordate mai di essere quello che siete.