VOLARE SU AGRIGENTO di Antonino Cuffaro
Submitted by Suddovest on Mon, 07/07/2008 - 00:44
Si è riparlato in questi giorni dell'aeroporto di Agrigento: il presidente dell'AAVT (Aeroporto Agrigento Valle dei templi) Marcello Massinelli ha annunciato che il progetto definitivo è pronto e presto verrà inoltrato al ministero dell'ambiente per la valutazione d'impatto ambientale e all'ENAC per le necessarie autorizzazioni tecniche.
Di aeroporto ad Agrigento se ne parla dagli anni '60 ed è opinione molto diffusa che sia l'unico strumento per far decollare il turismo e, di conseguenza, l'intera economia della nostra provincia.
Allo stesso modo la pensano in più parti della Sicilia dove, oltre ai tre aeroporti funzionanti di Catania, Palermo e Trapani, si prepara l'esordio per il prossimo anno dell'aeroporto di Comiso e sono stati costituiti da comuni ed enti vari: la società per l'aeroporto di Gela e la società l'aeroporto delle Eolie (da costruire in provincia di Messina).
Qualcuno, infine, ipotizza anche uno scalo intercontinentale nella pianura di Agira, nella zona industriale di Enna, per favorire i rapporti economici con l'oriente e il nord Europa.
Insomma, se tutti questi progetti si realizzeranno, tra qualche anno tutti i siciliani avranno un aeroporto a due passi da casa.
Ma, tornando allo scalo che ci interessa da vicino, a parte i dubbi sulla zona di Racalmuto prescelta per l'insediamento (nessuno prima d'ora aveva pensato di costruire un aeroporto tra le colline), è economicamente sostenibile la presenza di un aeroporto al servizio della città di Agrigento e dei comuni vicini?
Il piano finanziario del progetto dell'AAVT si basa su due dati fondamentali: nell' Analisi sulle prospettive di realizzazione e di sviluppo dell'aeroporto civile di Agrigento (indagine reperibile sul sito internet della Regione Sicilia) si ipotizza che per il 2025 in provincia di Agrigento arrivino 5.700.000 visitatori (oggi sono circa un decimo) e di questi, circa 4.000.000 giungano tramite l'aeroporto. Se ciò si realizzasse, lo scalo di Agrigento avrebbe lo stesso peso che oggi hanno in Italia l'aeroporto di Catania, Venezia o Napoli e avrebbe più passeggeri di quanto ne hanno Genova, Firenze o Bari. Inoltre, la provincia sarebbe invasa da turisti (quattromilioni) che non sapremmo dove sistemare, vista la modesta presenza di strutture alberghiere.
Conseguentemente a queste previsioni ottimistiche, si ipotizza un formidabile scenario economico indotto dalla presenza dell'aeroporto, con la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro: da un minimo di 34.000 ad un massimo di 109.000. La disoccupazione ad Agrigento verrà praticamente stroncata: neanche Berlusconi saprebbe fare di meglio.
Si tratta di previsioni che, più che ottimistiche, sarebbe giusto chiamare velleitarie. Sono numeri privi di alcun fondamento, richiamati per giustificare un progetto privo di ogni logica economica. Situazione, questa, ben chiara ai promotori che, nel documento su richiamato, al punto 10 affermano: "Niente vieta che nel giro di qualche anno l'aeroporto possa essere privatizzato, impedendo che eventuali perdite di esercizio vengano caricate sul bilancio pubblico." Come se gli imprenditori facessero la fila per rilevare aziende in perdita.
Invero, l'aeroporto di Racalmuto, se mai si realizzerà, sarà simile, per bacino di utenza, per dimensioni, per volumi di traffico, all'aeroporto di Trapani: un piccolo scalo, disertato dalle più grandi compagnie aeree, con pochissimi collegamenti, con qualche centinaia di migliaia di passeggeri, quasi vuoto per buona parte dell'anno, che si regge grazie a rotte sovvenzionate con denaro pubblico.
Intanto, il progetto é già costato 1.100.000 euro (contro i 377.000 euro preventivati nel bando di gara) e sono stati spesi in questi anni alcuni milioni di euro per pagare gli emolumenti del presidente dell'AAVT , del consiglio di amministrazione e delle consulenze richieste. Tutto questo a carico della provincia regionale e della CCIAA, azioniste rispettivamente al 80% e al 19% dell'AAVT.
Una provincia che non è in grado di garantire uno stato decoroso ed efficiente a tutti gli edifici delle scuole superiori (com'è sua competenza), ha dilapidato milioni di euro per inseguire un sogno di sviluppo illusorio, buono solo per essere venduto ad ogni campagna elettorale, alla ricerca di ricette facili e popolari (ricordate 5 anni fa il presidente Fontana in televisione con il plastico dell'aeroporto ad un passo dalla realizzazione?).
Forse sarebbe meglio utilizzare i pochi soldi che la provincia ha a disposizione per opere più importanti (vedi il progetto di un'università autonoma) e affidare il miglioramento dei trasporti al raddoppio viario delle strade AG-CL e AG-PA e al rilancio delle strade ferrate, magari chiedendo al governo Berlusconi di restituire alla Sicilia i fondi sottratti con il decreto sull'ICI.
Ci risparmieremmo così un piccolo e inutile aeroporto, un "aeroporto quaquaraquà" come l'ha chiamato il giornalista Antonio Stella, con un azzeccatissimo riferimento sciasciano, in un suo articolo dedicato al tema.
Di aeroporto ad Agrigento se ne parla dagli anni '60 ed è opinione molto diffusa che sia l'unico strumento per far decollare il turismo e, di conseguenza, l'intera economia della nostra provincia.
Allo stesso modo la pensano in più parti della Sicilia dove, oltre ai tre aeroporti funzionanti di Catania, Palermo e Trapani, si prepara l'esordio per il prossimo anno dell'aeroporto di Comiso e sono stati costituiti da comuni ed enti vari: la società per l'aeroporto di Gela e la società l'aeroporto delle Eolie (da costruire in provincia di Messina).
Qualcuno, infine, ipotizza anche uno scalo intercontinentale nella pianura di Agira, nella zona industriale di Enna, per favorire i rapporti economici con l'oriente e il nord Europa.
Insomma, se tutti questi progetti si realizzeranno, tra qualche anno tutti i siciliani avranno un aeroporto a due passi da casa.
Ma, tornando allo scalo che ci interessa da vicino, a parte i dubbi sulla zona di Racalmuto prescelta per l'insediamento (nessuno prima d'ora aveva pensato di costruire un aeroporto tra le colline), è economicamente sostenibile la presenza di un aeroporto al servizio della città di Agrigento e dei comuni vicini?
Il piano finanziario del progetto dell'AAVT si basa su due dati fondamentali: nell' Analisi sulle prospettive di realizzazione e di sviluppo dell'aeroporto civile di Agrigento (indagine reperibile sul sito internet della Regione Sicilia) si ipotizza che per il 2025 in provincia di Agrigento arrivino 5.700.000 visitatori (oggi sono circa un decimo) e di questi, circa 4.000.000 giungano tramite l'aeroporto. Se ciò si realizzasse, lo scalo di Agrigento avrebbe lo stesso peso che oggi hanno in Italia l'aeroporto di Catania, Venezia o Napoli e avrebbe più passeggeri di quanto ne hanno Genova, Firenze o Bari. Inoltre, la provincia sarebbe invasa da turisti (quattromilioni) che non sapremmo dove sistemare, vista la modesta presenza di strutture alberghiere.
Conseguentemente a queste previsioni ottimistiche, si ipotizza un formidabile scenario economico indotto dalla presenza dell'aeroporto, con la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro: da un minimo di 34.000 ad un massimo di 109.000. La disoccupazione ad Agrigento verrà praticamente stroncata: neanche Berlusconi saprebbe fare di meglio.
Si tratta di previsioni che, più che ottimistiche, sarebbe giusto chiamare velleitarie. Sono numeri privi di alcun fondamento, richiamati per giustificare un progetto privo di ogni logica economica. Situazione, questa, ben chiara ai promotori che, nel documento su richiamato, al punto 10 affermano: "Niente vieta che nel giro di qualche anno l'aeroporto possa essere privatizzato, impedendo che eventuali perdite di esercizio vengano caricate sul bilancio pubblico." Come se gli imprenditori facessero la fila per rilevare aziende in perdita.
Invero, l'aeroporto di Racalmuto, se mai si realizzerà, sarà simile, per bacino di utenza, per dimensioni, per volumi di traffico, all'aeroporto di Trapani: un piccolo scalo, disertato dalle più grandi compagnie aeree, con pochissimi collegamenti, con qualche centinaia di migliaia di passeggeri, quasi vuoto per buona parte dell'anno, che si regge grazie a rotte sovvenzionate con denaro pubblico.
Intanto, il progetto é già costato 1.100.000 euro (contro i 377.000 euro preventivati nel bando di gara) e sono stati spesi in questi anni alcuni milioni di euro per pagare gli emolumenti del presidente dell'AAVT , del consiglio di amministrazione e delle consulenze richieste. Tutto questo a carico della provincia regionale e della CCIAA, azioniste rispettivamente al 80% e al 19% dell'AAVT.
Una provincia che non è in grado di garantire uno stato decoroso ed efficiente a tutti gli edifici delle scuole superiori (com'è sua competenza), ha dilapidato milioni di euro per inseguire un sogno di sviluppo illusorio, buono solo per essere venduto ad ogni campagna elettorale, alla ricerca di ricette facili e popolari (ricordate 5 anni fa il presidente Fontana in televisione con il plastico dell'aeroporto ad un passo dalla realizzazione?).
Forse sarebbe meglio utilizzare i pochi soldi che la provincia ha a disposizione per opere più importanti (vedi il progetto di un'università autonoma) e affidare il miglioramento dei trasporti al raddoppio viario delle strade AG-CL e AG-PA e al rilancio delle strade ferrate, magari chiedendo al governo Berlusconi di restituire alla Sicilia i fondi sottratti con il decreto sull'ICI.
Ci risparmieremmo così un piccolo e inutile aeroporto, un "aeroporto quaquaraquà" come l'ha chiamato il giornalista Antonio Stella, con un azzeccatissimo riferimento sciasciano, in un suo articolo dedicato al tema.
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