LA PRESCINDIBILE LEGGEREZZA DEL PD. PER UN RICOMINCIAMENTO di Giovanni di Girgenti

Da dove ricominciare? Di questo si tratta: definire un nuovo cominciamento. Nel sud, in Sicilia, ad Agrigento in particolare. Qui il Pd e la sinistra sono risultati forze assolutamente prescindibili. In tutto poco più del 20% o 30%. Abbastanza per una forza che puntasse ai tempi lunghi, niente per chi pretenda di nutrire un'ambizione maggioritaria o che individui nel governo immediato la chiave fondamentale per dare una direzione al corso delle cose.
La discussione aperta su Suddovest è molto stimolante. Aspettiamo che vi partecipino anche alcuni dei protagonisti dell'ultima tornata elettorale: Vivacqua, Arnone e Bruno, innanzitutto e poi Adragna, Capodicasa, Luparello e tutti quelli che lo vorranno. Una prima cosa: le persone nominate sopra, sono tutte sullo stesso fronte? Le distanze che conosciamo esistere tra loro sono comunque minori di quelle che le separano dal fronte del centrodestra?Al netto delle ingiurie e delle calunnie, su cui torneremo più avanti, queste persone hanno un'idea componibile ( non uguale, figuriamoci) del futuro della Sicilia e di Agrigento? Pensano ad una pratica politica che le distingue per stile, metodi e obiettivi dal centrodestra?
Già il fatto di porre le domande implica l'esistenza di un problema o almeno un suo avvertimento. 
Proviamo a dire cosa dovrebbe distinguere un partito democratico e un fronte di centrosinistra rispetto alle forze politiche dominanti.
  1. Lotta al sistema di mediazione dissipativa.
E' il sistema che pensa e pratica la politica come accaparramento e gestione delle risorse pubbliche; è un sistema che pone il ceto politico al centro di ogni negoziazione: da quella economica a quella professionale, da quella sanitaria a quella culturale...
Il Partito Democratico deve denunciare questo strangolamento della politica e proporre un arretramento dei politici da questi ambiti, esaltando ogni espressione di autonomia economica, valorizzando i meriti professionali e riconoscendo ai bisogni statuti di soddisfazione oggettivi, trasparenti e verificabili; 
  1. Lotta in difesa dei più deboli e per eguali condizioni di partenza.
Qui le due principali tradizioni politico-culturali del riformismo italiano, quella cattolica e quella socialcomunista dovrebbero trovare un terreno di massima espressione e di convergenza. Con qualche ridefinizione necessaria. Nella tradizione social-comunista gli ultimi, il proletariato, erano i portatori di valori universali: organizzare, sostenere i loro interessi immediati era il modo più concreto, storicamente necessario addirittura, per liberare l'intera umanità: così avveniva il passaggio dall'utopia alla storia attraverso appunto la singolare coincidenza del particolare ( gli interessi della classe operaia) con l'universale, il cui risultato sarebbe stato la società nella quale da ognuno si sarebbe preteso secondo le capacità e ad ognuno distribuito secondo i bisogni.
Questa coincidenza tra il particolare e l'universale da tempo non esiste più e laddove si rifiuti l'inerziale e comunque minoritaria difesa acritica di ogni immediatezza proletaria, come fondamento della propria identità politica, si rende urgente una rimotivazione laica della difesa dei deboli che non sia il frutto di una compassionevole e spesso ipocrita attenzione ormai appannaggio predominante della nuova destra. Non è questo un problema ovviamente per il solidarismo di tradizione cattolica che non ha mai caricato l'aiuto ai più deboli di aspettative palingenetiche: l' attenzione nei loro confronti è la diretta conseguenza della 'carità' evangelica che continua ad ispirare il solidarismo presente cui difetta semmai una rinnovata capacità di traduzione istituzionale della carità individuale ( le nuove regole del welfare) e un confronto serrato con il partito della 'verità', sempre del mondo cattolico o dei cosiddetti laici-devoti, più interessato a monitorare e a sancire i comportamenti e le ubbidienze piuttosto che a lenire le sofferenze.
Il punto unificante delle due anime del riformismo potrebbe essere dato dalla centralità di quella parte dell'articolo 3 della costituzione che affida alla repubblica il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico o sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”
Il PD sia il partito che punta alle uguali condizioni di partenza dei cittadini in ogni campo. 
  1. Lotta per la legalità.
Sembrerebbe un'ovvietà ovunque, ma non in Italia non in Sicilia. Gran parte del nostro territorio è controllato da forze criminali. Sono rare le attività economiche che non debbano fare i conti con i taglieggiamenti malavitosi e con Cosa nostra. C'è una contraddizione inspiegabile oggi tra le dichiarazioni di estraneità e addirittura di ostilità di sempre più numerosi imprenditori e di tutti i politici e il numero di intimidazioni violente e clamorose registrate dalla cronaca. C'è il sospetto che, così come qualche studioso definisce la nostra democrazia più recitata che effettiva, ci possa essere anche un'antimafiosità altrettanto recitata. Ma la difesa della legalità non è una delega da affidare a cavalieri coraggiosi, deve rappresentare un impegno costante dell'intero partito e si deve accompagnare a continui coinvolgimenti dei soggetti vittime dell'illegalità: nessuna liberazione può mai avvenire in grazia di pratiche eroiche, finite le quali certamente i bubboni dell'illegalità tornano a minacciare e ad impadronirsi del corpo sociale. 
  1. Lotta per un lavoro libero e liberato.
Il potere della mediazione dissipativa si fonda essenzialmente sul controllo ossessivo delle occasioni di lavoro e dei lavori esistenti. Il PD deve lanciare una campagna di medio-lungo periodo sulla liberazione del lavoro e dei lavori. Bisogna pretendere l'assoluta trasparenza di tutte le occasioni di lavoro pubblico nel territorio: comuni, provincia, enti territoriali vari debbono far convergere su una banca dati, facilmente consultabile via internet,  tutte le possibilità di lavoro anche temporaneo; le regole di avvio a questi lavori debbono essere conosciute e controllabili da tutti. La stessa cosa dovrà valere per i concorsi interni e gli avanzamenti di carriera.
Le procedure per il rilascio di concessioni edilizie o degli appalti pubblici debbono avere una tracciabilità su Internet.
Nessun atto pubblico locale potrà avere efficacia se non appare tempestivamente pubblicato sui siti dedicati. 
  1. Le tipicità come asse del nuovo sviluppo.
Agrigento ha due grandissime tipicità che nessuna concorrenza potrà toglierci: un grande patrimonio archeologico e l’estrema vicinanza alla sponda africana. Potrebbero essere l’asse per una fortissima identità fondata sui saperi e sulla solidarietà. Asse attorno al quale garantire sviluppo, professionalità e qualità del vivere. Prima o poi si dovrà capire che solamente modulando tutto il resto del territorio in funzione di queste due risorse, la città potrà avere un suo riscatto. 
  1. Nuova sintesi e rinnovamento nei gruppi dirigenti.
Il Pd agrigentino è profondamente diviso in clan e tribù. Lo abbiamo visto anche recentemente con i tre candidati alla presidenza della provincia di area PD.
E' inaccettabile che il confronto tra queste aree diverse venga praticato con un linguaggio e con toni improponibili neanche contro avversari del fronte opposto. Nessuna distanza ideologica, nessun dissenso politico può legittimare accuse come quelle che Arnone ha lanciato nei confronti di Angelo Capodicasa. E d'altra parte non mi sembrerebbe saggio da parte degli amici di Capodicasa bollare come estranea ed ostile ai destini del PD l'esperienza di Arnone e dei suoi amici: nella città di Agrigento, e non c'era bisogno di quest'ultima verifica elettorale per saperlo, Arnone è un punto di riferimento di massa per chi non si è arreso alle logiche clientelari e tribali della politica locale. Adragna e gli esponenti del gruppo ' Il coraggio di cambiare' potrebbe portare ad un salutare rimescolamento e al conseguente superamento di almeno alcune delle attuali lacerazioni. Il cammino e’ ancora lungo.
L’ulivo si distingue dall’olivastro perché subisce innesti e potature. Nel simbolo del PD e’ rimasto qualcosa dell’ulivo. Ricordiamocene.

 

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