ARNONE O LA SEDUZIONE DEL MAIUSCOLO di Tano Siracusa

Quando Arnone affida la comunicazione alla parola scritta sappiamo di poterci attendere eccentricità linguistiche quasi mai banali, a volte perfino intriganti. Si legge, e subito ci si interroga, si capisce e non si capisce, si rimane irretiti. Prendiamo, ad esempio, la recente lettera aperta che Arnone ha inviato ad Adragna. Gli scrive a proposito dell’intervista rilasciata a Taglialavoro e pubblicata su questo sito. In questa lettera di interessanti stravaganze ce ne sono almeno un paio. La prima è di carattere orto-tipografico, e consiste in un uso fra marinettiano e curiale delle maiuscole.

Tutte le volte che Arnone si riferisce ad Adragna nella forma pronominale fa infatti uso della maiuscola: ‘ ‘censure’ subite dal Tuo pensiero’, ‘ a Te, caro Benedetto’, ‘le Tue precedenti dichiarazioni’, fino all’uso della maiuscola all’interno della parola: ‘ questo volevo dirTi’.
Una bizzarria riscontrabile, oltre che in certe scritture futuriste, nei testi ufficiali della chiesa cattolica quando è necessario riferirsi a ‘Sua (appunto) Santità’, oppure, in contesti di ufficialità laica, quando il pronome allude a più profane maestà, a teste coronate.
Ora, Adragna non è il papa e non è un sovrano. Come non è uno che potrà ormai rimangiarsi quello che nell’intervista ha comunque detto, e cioè che il suo candidato è Vivacqua.
Al massimo è un politico che potrebbe continuare, come ha fatto finora, a defilarsi rispetto a questa strana campagna elettorale del suo partito, dove del candidato si vedono pochissimi manifesti, non c’è ancora una sede del comitato elettorale e non appare traccia del famoso ‘apparato’ di cui Vivacqua sarebbe espressione.
Ma allora perché Arnone usa la maiuscola pronominale riferendosi al senatore Adragna?
C’è forse qualche implicazione semantica che ci sfugge, qualche significazione obliqua, qualche ellittica allusione di cui solo l’autore possiede la chiave.
Insomma, vorremmo tanto chiedere ad Arnone: c’è qualcosa della natura del senatore Adragna che tu sai e noi no? Una sacra quiddità, una qualche regale ascendenza?
Piace, attrae, questa incertezza, le molte risposte possibili, le porte che non si aprono del tutto ma rimangono socchiuse.
L’altra singolarità nella sua lettera è di carattere argomentativo e non le va meno riconosciuto il potere di seduzione che hanno le cose di questo mondo quando vengono alonate dal mistero.
Partendo da ciò che è chiaro: si capisce che Arnone ce l’ha con Taglialavoro. Questo è chiaro, ma le ragioni appaiono, appunto, sfuggenti, misteriose.
Nella lettera Arnone, a spiegazione del suo risentimento nei confronti di Taglialavoro, cita alcuni passaggi dell’intervista ad Adragna.
Vi si sostiene che quella di Arnone è un’ottima candidatura, che il famoso sondaggio è serio e attendibile, e anche che, a differenza di quello che pensa Taglialavoro, le tre candidature a sinistra potrebbero risultare utili. Ma tutti questi passaggi sono, parola per parola, riportati nell’intervista che Taglialavoro ha pubblicato.
Avrebbe fatto prima Arnone a suggerire ad Adragna di leggere direttamente l’intervista su Suddovest. L’originale insomma, e per di più in forma integrale. Anche se, bisogna riconoscerlo, non avrebbe avuto molto senso, visto che Adragna l’intervista l’aveva rilasciata, letta e autorizzata.
Viene in mente quel famoso racconto di Borges dove uno scrittore pretende di scrivere un nuovo capolavoro riscrivendo parola per parola il Don Chisciotte di Cervantes. Insomma, davvero un rompicapo.
Una più avvertita interpretazione del testo lascia però intendere che le frasi citate non sono state riportate (‘censurate’ scrive Arnone, che non ha peli sulla lingua) in un comunicato stampa che riassumeva brevemente l’intervista e che era stato emesso, ma questo Arnone non lo dice, dalla segreteria elettorale di Vivacqua.
Ma allora perché se la prende con Taglialavoro? Fino al punto di ricordargli ‘l’Antica ( e dagli con la maiuscola) storia’ di Suddovest e la sua superiore imparzialità rispetto all’attuale edizione della testata?
Io Taglialavoro me lo ricordo bene in quella magnifica redazione allargata, Arnone no. Era troppo impegnato allora nella battaglia contro gli abusivi di zona A.
Ma erano altri tempi, quando i suoi interlocutori non si chiamavano Cusumano, Adragna, Manzullo. O Piazza, Zambuto, Alfano e, perché no? Capodicasa: se solo fossero (stati) disposti ad accettarne profferte di collaborazione e strette di mano.
E mi ricordo benissimo che Suddovest non era affatto ‘imparziale’. Come non lo era Legambiente in quei tempi davvero lontani, nella sede di via Zuppardo.
Perché dunque Arnone ce l’ha tanto con Taglialavoro?
Purtroppo una risposta chiara, sottratta alle suggestive vaghezze del dubbio, Arnone la fornisce: Taglialavoro è l’’ideologo’, con Capodicasa, della candidatura di Vivacqua, una candidatura a lui sommamente sgradita.
Gravissima accusa, dunque. E però del tutto infondata, come potrebbero raccontare gli stessi Vivacqua e Taglialavoro, quando e se ne avessero voglia. Ma c’è da supporre e da sperare che abbiano cose più importanti da fare.
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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