LA RIVOLTA DI POPOLO DI UN ANNO FA di Giovanni di Girgenti
Submitted by Suddovest on Wed, 28/05/2008 - 21:23
[img:1 align=center title=bottom] Un anno fa, il 28 maggio, Agrigento eleggeva a sindaco Marco Zambuto. Quel pomeriggio a spoglio ancora in corso, migliaia di persone si riversarono al viale Cannatello nella sede del comitato elettorale di Marco, felici, gioiosi, increduli di essere riusciti a rompere un monopolio di potere che durava ininterrottamente da 60 anni. Al comune di Agrigento i sindaci erano stati sempre indicati da quelli che erano al comando. Questa volta, quelli che erano al comando, i Di Mauro, gli Alfano, i Cimino, i Fontana, i Cuffaro non erano riusciti a convincere gli elettori a votare il loro candidato, l'incolpevole Enzo Camilleri. Una giunta, formata da professionisti coraggiosi e da esponenti politici della sinistra, veniva messa alla guida della città con infinite speranze. Una giunta, un sindaco oltre i partiti. Che poi sono diventati sopra i partiti, per poi finire in bocca ad un partito. E' finito il sogno del cambiamento? Era sbagliato in partenza? Non c'era da fidarsi di Marco? O peggio: è stato un gioco delle parti all'interno di un copione scritto dai soliti noti? Io ho creduto nella possibilità del cambiamento proposto da Zambuto. Ho creduto in lui e negli uomini della sua giunta, Piero Luparello, Angelo Vullo ecc. Eppure qualcosa non ha funzionato se oggi lo stesso Zambuto ritiene impossibile il cambiamento senza il 'padronage' di chi sta al governo. Il contrario di quello che fu proposto agli elettori e da loro accolto con entusiasmo: l'idea cioè che solamente rompendo l'asfissia del cordone protettivo dei potenti era possibile pensare ad un riscatto per la città. E' possibile oggi risuscitare quell'entusiasmo? La ferita nelle coscienze è stata profonda. Sarà difficile convincere un'altra volta gli elettori agrigentini che è possibile cambiare e che non è vero 'ca munno ha statu e munno è”. E però c'è da ricordare che molti assessori della giunta Zambuto si sono dimessi non appena è stato annunziato l'approdo a destra di Marco. Si può giudicare in tanti modi il loro gesto, ma resta il fatto che hanno rinunciato ad una poltrona in coerenza a quello che avevano promesso in campagna elettorale. Il che non è poco in un mondo di cinici calcolatori qual è diventato quello politico. Perché quegli ex assessori non fanno sentire la loro voce adesso, ad un anno di distanza di quel miracolo e nel pieno di una campagna elettorale che sembra ripetere il cliché della loro? Ora come un anno fa vertici romani e palermitani hanno stabilito che la provincia di Agrigento debba andare ad un uomo di Di Mauro. (Sarebbe stato egualmente grave se avessero deciso che andava ad un uomo di Alfano o di Cuffaro). Ora come un anno fa vengono mortificate esperienze e figure di tutto rilievo, penso per esempio all'ex assessore provinciale Santino Lo Presti, penso a Piero Luparello a Massimo Muglia per citare solo alcuni esempi di uomini che si collocano nell'area di centrodestra, che potevano legittimamente aspirare a guidare la provincia e che invece sono stati sacrificati sull'altare del calcolo spartitorio. Questi uomini cosa faranno? Si adegueranno? O manterranno fede alla loro dignità, come altre volte hanno dimostrato e sceglieranno un altro candidato con un profilo moderato come il loro e allergico come loro ai diktat degli apparati? Giandomenico Vivacqua ha queste caratteristiche, mi sembra coerente per loro non solo votarlo, ma impegnarsi con entusiasmo al suo successo.
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