I ROM DI CONTRADA GASENA di Tano Siracusa
Submitted by Suddovest on Mon, 19/05/2008 - 22:19
Lo spiazzo sterrato, la polvere, i cani, le roulotte e le grandi macchine scassate, i panni stesi, i bambini ovunque, le galline, il maialetto, le oche, le televisioni sempre accese a qualunque ora nelle case ordinate, pulite, rigurgitanti di soprammobili, il vecchio capo del villaggio che diceva siamo scappati dalla guerra e qui ora c’è chi ruba, chi elemosina, chi cerca un lavoro e non lo trova perché non siamo in regola e di noi non si fidano, e l’autobus del comune che non passava più a prendere i bambini per portarli a scuola e don Arcangelo che si aggirava in questo disastro di disperazione e vitalità, di miseria e ostinazione, e cercava di dare a tutti una mano. |
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Ricordo questo del campo nomadi di contrada gasena, un pezzo di terzo mondo appena fuori Agrigento, e che un paio di AN si davano da fare per farlo sparire. Era, si diceva, una zona franca di delinquenti, un’infezione pericolosa per l’intero tessuto cittadino. Da qualche anno quel campo non c’è più e sul lungomare di s. Leone i chioschi bruciano. Proprio come i campi dei rom a Napoli la scorsa settimana. Dedico le fotografie che ho scattato allora a contrada gasena a tutti i rom che oggi vengono cacciati dai loro campi, dalle loro case, senza che un prefetto, un capo dell’opposizione, un papa faccia o dica niente per impedirlo. E la canzone di De Andrè: l’unica che io conosca, dedicata da un artista pop italiano al popolo più inerme d’Europa.
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