DON BALDO REINA CARDINALE. LA PERIFERIA SI TINGE DI PORPORA di Nicolò Madonia

__alt__"Nicolò, ti va di scrivere un 'pezzo' su don Baldo Reina? Immagino tu lo conosca benissimo. Un pezzo che ne tratteggi il cammino, la sua formazione, i veloci riconoscimenti, le ragioni profonde che hanno spinto il papa a scegliere lui per Roma e chissà per cos'altro, i suoi tratti peculiari di vivere il sacerdozio e adesso il cardinalato? Che ne dici?"  Oggi ho inviato questo messaggio al mio carissimo amico Nicolò Madonia. Poche ore dopo mi ha inviato l'intevento che pubblichiamo con molto piacere)

Il primo viaggio di Papa Francesco, dopo la sua elezione a Vescovo di Roma a sorpresa e con meraviglia di parecchi, fu compiuto a Lampedusa, una piccolissima isola al centro del Mediterraneo, dove approdavano una quantità smisurata di emigrati. Tanti di essi non arrivavano in porto e morivano in mare, nell’indifferenza di tutti.

Papa Francesco sentì il bisogno di andare a piangere per quei disgraziati che nessuno voleva. Dopo poco tempo l’allora vescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro fu nominato Cardinale.

Saputa la notizia un mio caro amico di Palermo mi chiamò per chiedermi notizia sul novello Cardinale, pensando che questa nomina preludesse il suo imminente trasferimento a Palermo, sede cardinalizia, dove avevano operato il Cardinale Ruffini tra i paladini del tradizionalismo cattolico anche al Concilio Vaticano II e il Cardinale Pappalardo, che si è distinto per aver impresso una svolta nella valutazione, nella condanna e nella lotta alla mafia. Palermo sede cardinalizia aveva in quel tempo un Vescovo e Agrigento, piccola e marginale diocesi aveva un cardinale.  Era “normale”, secondo il mio amico che presto Montenegro sarebbe andato a Palermo e lui voleva sapere come fosse questo nuovo cardinale di Palermo. Non fu così, Montenegro rimase ad Agrigento quasi dieci anni da Cardinale e Palermo fino ad oggi non ha un Cardinale.  La stesa cosa successe a diocesi illustri, sede storiche di cardinali, mentre piccole e marginali diocesi in diverse parti del mondo vedevano eletti cardinali il proprio vescovo.

La visita a Lampedusa di papa Francesco, l’elezione di Montenegro, vescovo di Agrigento a Cardinale è stato l’inizio una svolta e di una nuova impostazione. Il cardinalato non è legato ad una sede importante e illustre, ma ad un servizio particolare, ad una visione simbolica della chiesa dove la periferia diventa il centro, gli ultimi e gli emarginati sonno più attenzionati, perché la loro storia e la loro condizione sono, possono e devono diventare significative per tutta la chiesa.

Il 7 dicembre del 2024, mentre parecchi capi del mondo si ritrovano a Parigi per l’inaugurazione della cattedrale di Notre Dame, dopo il disastroso incendio, il Papa rimane a Roma per il concistoro, durante il quale un altro agrigentino e con lui un vescovo iraniano, un giapponese, un cileno, un filippino, un vecchio vescovo di 90 anni, un piccolo teologo, quasi sconosciuto, e altri più o meno famosi prelati ricevono le insegne del cardinalato, il collegio di collaboratori più stretti del papa, chiamati a rendere testimonianza a Cristo, fino all’effusione del sangue, se serve. La porpora non è segno di nobiltà, ma di servizio alla causa del vangelo. Nel consegnare la berretta cardinalizia e l’anello Papa Francesco lo ha ricordato anche ai nuovi Cardinali: non fatevi tentare dal fascino e dalla cupidigia del potere umano, ma abbiate sempre attenzione ai poveri e agli ultimi. Voi dovete essere il cardine dell’opera della chiesa che ha cura dei poveri e dei deboli”.

Ad ascoltare queste parole per continuare la missione della chiesa che è anzitutto l’annuncio della buona novella ai poveri e agli ultimi, la testimonianza della speranza in un mondo disorientato e privo di riferimenti c’era anche don Baldo Reina.

Quali meriti ha don Baldo Reina?

Nato in un piccolo paese dell’entroterra agrigentino da genitori del popolo, il papà agricoltore, la mamma casalinga, cresciuto in una famiglia comune e laboriosa entra in seminario molto piccolo e segue la trafila di formazione senza particolari intoppi, gioca con allegria, studia con impegno, impara a suonare l’organo, a 25 anni nel 1995 viene ordinato sacerdote e mandato a Roma per continuare gli studi in teologia biblica alla Gregoriana, dove consegue la licenza nel 1998. Rientrato ad Agrigento ricopre diversi incarichi: assistente dell’Azione Cattolica, Parroco a Favara prima e poi a San Leone ad Agrigento, Rettore del Seminario, Prefetto degli studi dello Studio Teologico del Seminario, Vicario Episcopale per la cultura. In tutto il periodo del suo sacerdozio ad Agrigento uno dei suoi impegni più apprezzati e richiesto è stato quello di predicare e ad annunciare la Parola di Dio con Lectio divine, conferenze e catechesi bibliche. Nello svolgimento del suo ministero è stato aiutato da una parola facile, un linguaggio scorrevole, semplice ma anche dalla profondità di pensiero, da una empatica comunicativa, dal coinvolgimento trascinante e dalla simpatia. Nel rapporto con la gente si è mostrato pronto e disponibile, non nascondendo la fatica del cammino umano e di fede, ma cercando di motivare sé e gli altri alla disponibilità all’azione di Dio. Sebbene io abbia contribuito alla sua formazione come professore di teologia dogmatica, gli sia stato collega, fedele e attento uditore delle sue omelie e lezioni, gli sia amico ed estimatore, non penso siano stati i suoi meriti – e ne vanterebbe tanti – a farlo eleggere cardinale. Il cardinalato non è stato un premio alla sua bravura, né il culmine di una carriera rapida e travolgente. In poco tempo è stato prima nominato e consacrato Vescovo, ausiliare di Roma, nominato Vicegerente del Vicario di Roma, poi Vicario del Papa per la Diocesi di Roma e subito dopo Cardinale del Sacro Collegio, a soli 54 anni.  Da Agrigento a Roma, dalla periferia al centro per significare che i più piccoli capillari possono arrivare al cuore, arrivano al cuore e vi portano la vita e la vitalità della periferia. Le gioie, i dolori, le speranze del mondo intero sono le gioie e le speranze della chiesa, dice la ‘Gaudium et spes’, uno dei documenti principali del Concilio Vaticano II.

Certamente don Baldo Reina ha dei meriti indiscutibili, ma la sua nomina esprime la logica usata da Papa Francesco nell’elezione dei cardinali e la sua visione di Chiesa. La chiesa è una ed è cattolica. Tutte le periferie del mondo sono al centro della chiesa. A Rappresentare il Papa nella prima diocesi della chiesa cattolica può essere nominato anche un Vescovo proveniente dalla diocesi più marginale d’Italia. Anche Agrigento ha qualcosa da dire e da dare a Roma e al mondo. In questa visione, caratteristica del pontificato di Papa Francesco, don Baldo Reina è stato scelto come suo Vicario per la diocesi di Roma ed è stato creato cardinale di santa Romana Chiesa. Ma a mio giudizio il ruolo più importante in questa e nelle altre nomine l’ha avuto Lo Spirito che, come Gesù, chiama e sceglie liberamente chi vuole, senza distinzioni o meriti particolari e, se trova disponibilità alla sua azione, riesce a fare cose meravigliose, a trasformare le persone e il mondo. Gesù chiama Simone e Andrea suo fratello, Giovanni e Giacomo, pescatori di Galilea per farne pescatori di uomini, suoi discepoli e apostoli. Sostenuti dall’azione dello Spirito gli apostoli sono andati per tutto il mondo ad annunciare che Gesù di Nazareth, che gli uomini hanno messo in croce, Dio lo ha risuscitato e costituito Signore. La stessa cosa fanno i cristiani oggi e in primo luogo il Papa, successore di Pietro, i cardinali, i vescovi e tutti coloro che credono. Anche la nomina di Don Baldo a Cardinale è avvenuta in questa logica di Dio che sceglie chi vuole, al di là dei propri meriti. Il Papa ha adottato i criteri della rappresentanza significativa. La disponibilità umana e la grazia di Dio faranno tutto il resto. Sono persuaso che la sua presenza nel collegio cardinalizio sarà un arricchimento per l’intero Collegio e per la chiesa tutta.

Come è avvenuto per la Madonna, salutata come piena di grazia e chiamata ad essere la Madre del Figlio di Dio, così avviene anche per gli altri chiamati. E così come la disponibilità di Maria ha permesso che il Figlio di Dio si incarnasse e assumesse la condizione umana, così avviene in chi si rende disponibile alla grazia di Dio e all’azione dello Spirito, rende presente Cristo e diventa suo autentico testimone.  Il novello cardinale, sua eminenza Baldo Reina, nella sua prima omelia da cardinale, pronunciata il giorno della festa dell’Immacolata ha spiegato, con la sua solita chiarezza e profondità, questi concetti e ha illustrato il suo programma-proposito di vivere così il cardinalato: riconoscere con umiltà l’opera di Dio su di lui, rendersi disponibile all’azione dello Spirito, porre attenzione ai poveri con una carità paziente (il suo motto episcopale) ed essere fedele al Papa e alla chiesa sempre. Cosciente della sua umana fragilità e del carico di responsabilità che la nuova condizione richiede ha chiesto sostegno e preghiere ai fedeli e agli amici che numerosi lo hanno circondato e hanno fatto festa con lui. Noi siamo tra questi e faremo la nostra parte. Auguri.