ARAGONA: ACCENDERE LA VITA DI UN PAESE di Rosario Zammuto
Per vivere un paese non basta amministrarlo, occorre farlo bene, occorre viverlo, occorre accenderlo
“Tornate al vostro paese, non c'è luogo più vasto .... Voi qui potete accendere la vita, altrove al massimo potete tirare avanti la vita. Qui se ne sono andati tutti, specialmente chi è rimasto”. Franco Arminio parla di tanti paesi che si sono spopolati, di chi è andato via, incitandoli a tornare (magari anche temporaneamente in smart working, in vacanza etc.) per “accendere la vita” di un paese che è “morto”; il poeta irpino si rivolge anche a chi è rimasto dicendo che sono tutti "andati" (doppio senso per andati via di testa perché non vedono o non valorizzano la bellezza che hanno sotto gli occhi?). Chi vi scrive ha avuto la fortuna di “partire senza andare mai via” veramente. Non si parte mai veramente da un luogo che si ama! Ci si allontana semplicemente per amarlo ancora di più! La Bellezza alla fine si sente con il cuore e il cuore che sogna è sempre in grado tornare, fosse solo con l'anima, nei luoghi dei propri affetti. Il paese dove sei nato è e sarà sempre unico, forse lo può capire solo chi è andato via da tanti anni. Come diceva, infatti, Alfredo in Nuovo Cinema Paradiso "bisogna andare via per molti anni, per tantissimi anni, per ritrovare al ritorno la tua gente, a terra unni si natu" dopo aver ammonito il piccolo Toto' con questa frase "Vattinni, chissa è Terra Maligna".
Come comporre questa apparente contraddizione, andare o restare, dilemma che hanno molti giovani in cerca di affermazione lavorativa senza perdere la possibilità di essere sé stessi che è l’unico modo per essere felici?
Perché è “maligna” la Sicilia o il paese dove siamo nati?
Avere competenze è necessario come respirare aria pura
Parliamo di Aragona affetta dalla malattia di molti, troppi paesi del sud, spopolati perché i giovani sono attratti da condizioni lavorative migliori presenti nelle grandi città del nord. Manca il lavoro al sud. In compenso abbiamo clima buono, cibo ottimo, mare, sole, che sono indubbiamente migliori rispetto a tanti altri posti della nostra bella Italia. Come conciliare tutto questo con il lavoro? La Pandemia sembrava aver messo d’accordo tutti sul fatto che lo smart working al sud poteva essere un’opportunità per ripopolare i paesi abbandonati o semi-abbandonati. Il fatto è che passare dalle parole ai fatti non è affatto facile. Mille ostacoli a un ripopolamento sostenibile dei nostri paesi, tra cui una mentalità spesso solo apparentemente aperta alle novità. La mia personale impressione è che spesso i nostri amministratori siano in grado di imitare più facilmente i difetti della modernità o della politica nazionale piuttosto che le virtù e le possibilità immense che una tecnologia al servizio dell’uomo potrebbe apportare a paesi come il nostro. Perché? È più semplice, richiede meno competenze.
Per apprezzare la Bellezza di Aragona e del suo territorio occorre essere capaci di valorizzarlo. Alcuni paesi della Costa del Mito lo stanno facendo. Quelli che sono “andati” fuori, da lontano, forse vedono meglio la Bellezza, da “dentro” forse sono anche loro “andati”, come dice il poeta, perché non sono più in grado di vedere la Bellezza presi dai loro affari sempre più lontani da una logica di sostenibilità (non solo ambientale ma anche sociale e di governance). E quelli rimasti che la vedono sono ostacolati.
Perché, per esempio, trasformare il Paese delle Maccalube in una discarica? Non parlerò delle irregolarità legate al funzionamento del depuratore di contrada Alongi dove alcuni nostri amministratori sono stati accusati di avere "aperto o comunque effettuato nuovi scarichi di acque reflue industriali senza autorizzazioni". Non parlerò del nuovo impianto rifiuti che si vuole costruire nella zona industriale e che molti cittadini, sentiti solo a giochi fatti o non sentiti proprio, ritengono possa essere nocivo per la salute. Il mancato coinvolgimento dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che i nostri amministratori imitano solo i lati negativi della modernità fregandosene dell’ “ondata di sostenibilità” che ormai ha invaso tutti, istituzioni profit e no profit, privato e pubblico, sostenibilità che non è solo ambientale ma anche sociale e di governance e che prevede il coinvolgimento anche per i Privati (sono coinvolti dei Privati), e per definizione a maggior ragione le Pubbliche Amministrazioni, di tutti gli stakeholders (leggi “parti interessate”, cittadini, giovani, associazioni etc.).
Apparire è più facile che essere, far credere è più semplice che fare. Richiede l’unica competenza che ormai tutti hanno: accendere i Social e spegnere il cervello.
Non parlerò di problemi grandi come le discariche di rifiuti e gli eventuali problemi sulla salute. Volerò molto più in basso, parlerò di quello che vedo e vivo. È spesso nelle piccole cose che si possono vedere gli spiragli del risanamento di una comunità. Purtroppo, nel mio paese non vedo quello che con piacere immenso noto, tra mille alti e bassi, invece, nella provincia di Agrigento; la volontà di creare un polo di attrazione turistico integrato per un’offerta che abbia un filo comune fatto dalla storia del nostro territorio, dalle bellezze naturali, dal cibo, dal mare, dal sole, da quei “cinque sensi” che a Sciacca hanno cercato di sfruttare turisticamente con l’impegno di tutto il paese. Dietro a tutto questo occorre però che ci sia coesione, una visione comune, dialogo con l’amministrazione, critiche costruttive se necessarie, l’umiltà dell’Amministrazione di chiedere aiuto perché in evidente difficoltà, provando a non pensare solo alle prossime elezioni. Niente di tutto questo, al contrario solo lamentele, inazione, prese in giro, degrado, demagogia, quello che io chiamo “scimmiottamento” del male italico: una politica “tossica” la cui unica abilità ormai è apparire. Paolo Borsellino diceva “si educa con quello che si dice, ancora di più con quello che si fa, ma molto di più con quello che si è”. Ci siamo dimenticati di “essere”, di essere una comunità reale, intenti come siamo sui Social a “dire agli altri”, far vedere quello che facciamo, a dire e a fare di più di quello che sappiamo dire e fare, più di quanto siamo: apparire appunto. Sui Social apparire è un’arte alla portata di tutti. Per apparire occorre allontanarsi dalla realtà, mistificarla, manipolarla. E quindi nascondere la sporcizia, le buche per strada, gli alberi non tagliati, le lampadine fulminate che rendono pericolosi i luoghi dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Dalla manipolazione alla farsa il passo è breve
Quando la manipolazione viene fatta con scarsa capacità di comunicazione, solo perché è stata vista fare in tv, allora tutto si trasforma in una farsa intenda a scimmiottare gli “illusionismi” dei politici nazionali. Mi riferisco in particolare a quello che mi è personalmente sembrato un tentativo maldestro dell’Amministrazione di Aragona di “girare la frittata” e accusare “la gente” (espressione letterale usata al posto di “vandali” riferibile a una fetta molto più ristretta di cittadini) di avere uno scarso senso civico, la mancanza del quale è la causa, secondo loro, del degrado della sporcizia di Aragona. Si appare anche con le “mezze verità” perché è indubbiamente vero che un maggiore senso civico sarebbe auspicabile ma non può e non deve essere usato per coprire la verità di un’amministrazione che non ha saputo gestire bene questo paese e, nonostante tutto, è stato rieletto. E il paese rischia di morire, i cittadini rischiano di morire e non di vivere il paese.
Con le lamentele non si va da nessuna parte. Pertanto, apprezziamo quanto fatto dall’Amministrazione per la pulizia di alcuni luoghi, pubblicizzato con largo uso di foto e video sui Social fatti a mio avviso per “apparire” o che comunque sortiscono questo “effetto propaganda”. Infatti, credo che le foto siano controproducenti, le persone non sono stupide e si accorgono che è solo demagogia perché il degrado rimane, l’erbaccia è ancora lì, gli alberi non tagliati sono ancora lì, le buche sono sempre lì che ci ricordano che tutto il tentativo di mistificazione della realtà è soltanto una farsa. La farsa diventa manipolazione quando si accusa allo stesso tempo “la gente” con scarso senso civico di sporcare troppo e, nel contempo, si adduce lo scarso senso civico come unica causa del degrado del paese. Credono veramente questi nostri amministratori che le erbacce ancora presenti in molti luoghi, in pieno centro, siano tirate su dalla mancanza di senso civico? Capite perché credo che sia tutta una farsa? La farsa appare in tutta la sua evidenza se ognuno di noi pensa al proprio lavoro, qualsiasi esso sia, che si può paragonare all’incarico di amministratore dato dal “datore di lavoro” (che è la popolazione). Come se io andassi dal mio datore di lavoro e gli facessi vedere le foto dell'attività "routinaria" che dovrei fare tutti i giorni e, inoltre, gli dicessi: io ho lavorato, mi raccomando faccia in modo che non arrivi più lavoro (sporcizia dei vandali) perché per oggi ho già dato. Il mio lavoro lo faccio tutti i santi giorni, l’attività ordinaria e quella straordinaria (lo sporco dei vandali evitabile con un maggior senso civico) senza bisogno di andare a sventolare ai quattro venti quello che mi spetta per contratto e, peggio, che mi lamenti con il datore di lavoro che è sua la colpa se mi arriva altro lavoro. Chi si scolpa, si incolpa.
Non girate la frittata. Ve lo dice la “teoria del vetro rotto”
Tutto questo lo dice anche la scienza. È stato dimostrato che fare il proprio dovere porta risultati virtuosi: è la teoria del vetro rotto. La teoria delle finestre rotte è una teoria criminologica sulla capacità del vandalismo di generare criminalità aggiuntiva e comportamenti antisociali. La teoria afferma che mantenere e controllare ambienti urbani reprimendo gli atti vandalici (è questo che deve fare l’amministrazione), la deturpazione dei luoghi (l’amministrazione deve togliere le erbacce), il bere in pubblico (l’amministrazione deve controllare chi abbandona le bottiglie di vetro in giro), contribuisce a creare un clima di ordine e legalità e riduce il rischio di crimini più gravi. Ad esempio, applicando la teoria del vetro rotto al “reato di sporcare”, l'esistenza di sporcizia accumulata per le strade (che avviene quando non si pulisce regolarmente) potrebbe generare fenomeni di emulazione, portando qualcun altro a sporcare ancora di più abbandonando lattine e bottiglie perché tanto è già sporco, dando così inizio a una spirale di degrado urbano e sociale. La morale arriva di conseguenza: cari amministratori pulite, fate il vostro dovere, dappertutto, e come per miracolo, il senso civico aumenterà. Non girate la frittata!
Ringraziamenti a Francesco, esempio positivo da seguire per tutti i cittadini di buona volontà
Apprezziamo l’amministrazione per le recenti pulizie. Facciamo un appello a tutti i cittadini a collaborare e aiutare il Comune in difficoltà se non è in grado di mandare i netturbini a pulire le strade tutti i giorni e se non è capace di licenziare chi non lavora. Non tolleriamo però i tentativi, magari fatti anche in buona fede, di prendersi il merito dei cittadini umili e di buona volontà. Pretendiamo che la pulizia delle strade e la rimozione delle erbacce venga fatta sistematicamente ogni giorno e, se possibile, in silenzio e con umiltà come fanno tutti i lavoratori di buona volontà. Come ha fatto, per esempio Francesco Meli che, da solo e senza l’aiuto dell’Amministrazione, ha pulito, non per la prima volta, tutta la via Giacomo Rossini, scalinata-traversa di via Palestrina a fianco al Cinema Cavaleri (nella Foto invece la parte superiore della via che per la sua pericolosità, data la vicinanza a una Centrale Elettrica, necessita di un intervento tecnico del Comune). È questa la risposta migliore all’Amministrazione di Aragona, la risposta che rimane, l’umiltà contro l’arroganza data dalla propaganda a tutti i costi o dal mischiare problematiche per fare demagogia (il dovere di pulire verso la presenza di vandali). Come detto prima, chi si scolpa (o incolpa gli altri), si incolpa!
Accendere la vita per non morire
È l’ora di “accendere” il paese che rischia di morire. A volte si rischia di morire sul serio per scarsa illuminazione (oppure per le erbacce, buche, alberi da sfrondare che impediscono la visuale). I giovani vogliono rimanere in questo paese per “accendere la vita” e non per morire! I giovani di oggi hanno bisogno di buoni esempi, di una buona scuola, di una buona famiglia e, soprattutto, di una buona Amministrazione perché è da qui che arriva la capacità emotiva per muoversi verso il futuro (ex-movere ossia muovere verso). Possiamo fare tutte le Associazioni che vogliamo ma senza emozioni, senza educazione, senza esempi non si va da nessuna parte. Appoggiamoli questi giovani che hanno mille difetti, che sono in conflitto con le generazioni più avanzate con l’età (ma quali giovani non sono mai stati in conflitto con i padri e con i “grandi”?), che stanno troppo sui Social persino quando guidano. Quello che dico sempre a chi è rimasto al paese e può iniziare a cambiare veramente le cose, e che adesso vorrei dire all’Amministrazione è: alla fine i comportamenti miopi, le vostre azioni di breve termine, si ritorceranno sui vostri figli perché “un paese non è come lo vedi (sui social), un paese è come lo vivi” (Giuseppe Caruso).