AH LE PASSIONI DI UNA VOLTA! di Pepi Burgio
Un tempo “passione” evocava nei più qualcosa di molto importante. E’ ancora così? Da bambino, quella di Cristo nell’iconografia spagnolesca, dolente e straziata della settimana santa, esauriva ogni altra accezione del termine; e agiva, inquietante e minacciosa, ad incubare un ampio spettro di sensi di colpa e ad instillare un vago senso di pietà cristiana. Poi pian piano sbiadiva, e quando i primi scompigli sentimentali ne avrebbero richiesto l’uso, passione, la parola dico, non sarebbe comparsa. Dopo l’avrei scoperta, assieme a “ideologia”, nel titolo seducente di un saggio di Pasolini e nella letteratura ottocentesca d’oltralpe.
Giorni fa, ancora una volta rapito dal vibrato naturale di Sergio Bruni, grande interprete della “passione” napoletana, mi rivolgevo oziosamente domande sull’imponenza testuale e melodica del miracolo della canzone napoletana classica, e della centralità in essa costituita da un’altissima poetica della passione.
Negli stessi giorni, sul Corriere, in due distinte occasioni, Bernard-Henry Lévy e Guido Ceronetti, si sono occupati di passioni. Il primo per invitare i reduci del sessantotto, in occasione del cinquantesimo anniversario, almeno per una volta, ad attingere alla fonte dell’evento, alla cascata di impertinenza, di rabbia ironica, di fraternità erudita; e per spiegare alle femministe patentate che Catherine Deneuve, con i suoi film, ha allentato il giogo delle donne più di quanto esse non riusciranno mai a fare con i loro dibattiti collerici e gli inviti alla delazione. Il secondo, proponendo un brano assai ispirato e commosso di Luis Buñuel in ricordo di García Lorca: che si mettesse al pianoforte per imitare Chopin, che improvvisasse una pantomima, una breve scena teatrale, era irresistibile. Poteva leggere una cosa qualsiasi e la bellezza usciva sempre dalle sue labbra, Aveva la passione, la gioia, la gioventù. Era come una fiamma.
Sempre di recente, di educazione fondata sulla accensione della passione per la bellezza, qualche scomposto strepito si è levato. Ma, a pensarci bene, come spesso accade, la parola “passione” è desueta perché tale è la cosa che designa. Non è più tempo di passioni, né profane né, meno che mai, sacre. Tuttalpiù qualche prurito o qualche irritazione. Indignata, ovvio.