AL VIA IL PROGETTO "LA PACE DEI BIMBI". COLLOQUIO CON ANTONIETTA CHIODO di Emanuele Enrico Mariani

Parlare di pace in un momento storico nel quale anche il termine “guerra”, e la percezione a questo correlata, ha subito delle metamorfosi che ne decentrano il significato verso slittamenti interpretativi che confondono più che orientare e smentiscono la verità più che mostrarla, significa centrare il fatto della violenza diffusa che ancora regna in mutevoli e svariate forme, in quasi tutte le aree del pianeta. Ciò al di là di ogni lettura volta unicamente all’analisi micro e macroscopica dei fatti che accadono nel mondo e per dare vita, mediante una testimonianza attiva, a una nuova luce che possa irradiarsi con e a partire dalla narrazione e dalla vicinanza vera.

Mediante il progetto “La Pace dei Bimbi” che prenderà il via ad Aprile, la giornalista e reporter Antonietta Chiodo aggiunge questa nota fondamentale stabilendo come chiave di lettura pratica per sensibilizzare e tentare di sovvertire l’ordine della violenza diffusa, la prospettiva dei più piccoli, dei più soli, dei loro racconti e del loro dolore ma anche dei loro sogni e del loro sogno immortale. Angolo di osservazione, quest’ultimo, che “costringe” a relativizzare i criteri di valutazione della propria condizione e del proprio vissuto, del proprio benessere ma anche della propria paura di fronte a guerre che non sono mai finite.   

Il progetto culminerà nella creazione di un libro che, al termine del viaggio, sarà pubblicato e tradotto in quattro lingue. I racconti e i disegni di quei bimbi sui quali ancora tuttavia splende inesorabile il “sole” della speranza e del sogno, come suggerisce Antonietta quando sceglie come motto della sua nuova impresa un proverbio africano, potrà essere una luce anche per chi, distante, potrà cogliere adesso il segno di esperienze lontane nella loro prossimità: “Il sole non dimentica nessun villaggio”.

Antonietta Chiodo è nata a Roma il 2 aprile 1976. Cresciuta a Milano, nel 2003 si trasferisce a Torino dove stabilisce una collaborazione editoriale con il Gruppo Abele attraverso le testate giornalistiche di Narcomafie, Animazione Sociale e la Cooperazione Internazionale. Grazie alla collaborazione di un equipe di psicologi e mediatori culturali, ha collaborato inoltre per lo sviluppo di 3 mini libri su Burkina Faso e Marocco nei quali si denunciavano le  detenzioni carcerarie dei minori e gli stati di abbandono delle popolazioni colpite dall’AIDS. I pamphlet, distribuiti ben presto all’interno del Parlamento europeo di Bruxelles, furono applauditi dai membri di tutti gli stati appartenenti. Continuando il lavoro di ricerca con associazioni legate alla tutela dei minori e delle donne rifugiate in Italia, ha contribuito alla stesura di un libro della studiosa italo-turca Milena Rampoldi, in Istanbul, intervistando donne provenienti da zone del nord Africa vittime di infibulazioni genitali femminili, continuando a scrivere articoli sui diritti umani in Palestina e medio oriente per il quotidiano turco Promosaik. Nel 2011 parte per 2 mesi in Siria (Aleppo), con attivisti e dottori europei volontari, in aiuto della popolazione colpita dalla guerra. Tra il 2012 ed il 2013 si trasferisce in Brasile per lavorare sulla tutela e la formazione culturale dei bambini delle Favelas. Percorso impervio e faticoso che conclude riuscendo nell’intento di consegnare aiuti umanitari alle popolazioni indigene dell’Amazzonia. Dal 2013 continua il suo lavoro di reporter e ricercatrice, avendo ad oggi all’attivo centinaia di articoli ed interviste per Pressenza - International Press Agency e Promosaik e l’agenzia di stampa Social News. Tra il 2014 e il 2015 ha seguito gli sbarchi dei profughi direttamente sui moli italiani della Calabria in coordinamento con la croce Rossa italiana e i militari della marina appartenenti a Frontex (Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera). Nel 2016, recatasi in un campo profughi in Palestina accanto alle popolazioni svantaggiate, ha aperto ponti di comunicazione con le donne sotto la legge della Shari’a scrivendo articoli di indagine contro lo sfruttamento e la negazione dei diritti umani e della sanità perpetrati verso i profughi palestinesi. Oggi Antonietta Chiodo ci racconta del progetto “La Pace dei Bimbi” che la vedrà impegnata nei campi profughi più a rischio della zona nella West Bank palestinese:

 

“La PACE dei BIMBI è un progetto sociale ambizioso e affascinante che si è posto come obiettivo quello di realizzare un libro interamente scritto dai bambini palestinesi che vivono nei campi profughi. In quelle zone le incursioni armate sono all’ordine del giorno e i bambini convivono e crescono con lo stato di guerra perenne, con la paura e con il ricordo indelebile di un familiare o di un compagno di scuola morti per mano violenta. Nonostante ciò, questa condizione deplorevole e  non è ancora riuscita a togliere loro il sorriso né a scalfire le loro utopie e i loro sogni. Sperano di poter vivere un futuro diverso in cui la quotidianità sia fatta di silenzio, di giochi, di salti e di abbracci. Le loro idee sulla Pace e su come raggiungerla sono più chiare e perspicaci rispetto a quelle degli adulti. È questa ingegnosità e genuinità che voglio cogliere. È questa loro inesauribile speranza che voglio racchiudere in un libro “la PACE dei BIMBI” e nella raccolta dei loro disegni espressi su tela. È del loro mondo interiore e della loro luce che voglio nutrirmi e questo nutrimento intendo veicolarlo al resto del mondo affinché possa identificarne l’essenza dell’esistere. Sarà parte integrante del progetto anche la scuola d’ arte e danza “ Orient and Dance” della città di Ramallah, West bank. Con i propri ragazzi e le attrezzature audiovisive ci daranno l’opportunità di creare dei veri e propri laboratori in collaborazione con i bambini dei campi profughi anche verso la zona nord, quindi a rischio di incursioni armate continue.”  

Rassicurando, contemporaneamente, sulle misure di sicurezza che saranno impiegate durante lo svolgimento delle attività e gli spostamenti previsti, la reporter spiega così il motivo del suo viaggio:

“Guardandomi dentro, rispondere al perché si decida di avventurarsi in luoghi così pericolosi e insicuri sembra scontato e evidente, ma non basta e, anzi, bisogna assolutamente esteriorizzare. È altresì scontato pensare alla Palestina come una terra costretta a vivere nella precarietà, nella violenza, nel sopruso e nella negazione di ogni diritto fondamentale. Ebbene io vorrei contribuire con le mie energie e la mia volontà a sgretolare il muro mentale delle nazioni del pianeta e soprattutto dei suoi governanti affinché si possa fuoriuscire dalle sabbie mobili e da quell’immobilismo manovrato che ormai da decenni penalizza e uccide la vita in quella terra. Lo voglio fare dando voce e spazio ai bambini, alle loro intelligenze e alle loro sensibilità. È una maniera differente e spero più efficace di seminare luce nell’oscurità e di aprire i cuori impolverati dell’umanità. Ecco, sì, è quello che mi spinge a mettermi in gioco, a rischiare di persona per la libertà altrui e per dare la possibilità di un respiro a coloro ai quali respirare è stato negato da tempo immemore.

È una luce, quella di quei sogni, capace di illuminare anche il buio della nostra sedimentata indifferenza.

Buon viaggio!

 

Contatti per informazioni, maggiori dettagli e per sostenere il progetto:

E-mail:  chiodoantonietta@gmail.com

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