LA PIOGGIA, LA NEBBIA E LE NOSTRE SCELTE di Tano Siracusa
La nebbia è un fenomeno atmosferico insolito da queste parti oltreché una facile, abusata metafora. Il suo malinconico velare allude al non visto, a volte maliziosamente anche a chi non vuol far vedere. Anche la pioggia è ormai diventata ad Agrigento un fenomeno atmosferico raro, ma la sua funzionalità metaforica è meno evidente ed è un segno dei tempi se può essere associata ad una specie di allegra frenesia, a una tarantella di Cannavacciuolo. Come un adagio di Vivaldi alla nebbia.
Agrigento è una città che sembra rivendicare una specie di storia autonoma, separata, non ‘a tempo’ con i tempi. Basti vedere l’uso che si fa in centro storico dell’automobile. Eppure proprio il tempo, ma quello atmosferico con le sue esotiche anomalie, fascinose e inquietanti, dovrebbe farci sentire parte di un tutto che cambia. Una nebbia e una pioggia che non sono metaforiche, ma il segno che anche questa città è dentro una storia comune che non riusciamo più a governare. Agire localmente pensando globalmente dicevano i vecchi saggi dell’ambientalismo. Agire come se la propria massima possa valere come regola universale, diceva più o meno il filosofo.
Ciascuno di noi esercita un potere, piccolo o grande, e tutti in misura diversa contribuiamo a trasformare il posto in cui viviamo, la nostra città, questo pianeta, a renderli più o meno confortevoli e abitabili. Ciascuno di noi, ad Agrigento come a New York, contribuisce ai cambiamenti climatici per poi stupirsi di una nebbia ad Agrigento che neppure nella Lomellina, o di una pioggia a Febbraio come di un festoso acquazzone primaverile (o di fiumi cementificati che straripano, di colline disboscate e invase da costruzioni che franano etc.). Ciascuno con il suo potere piccolo o grande. Dalle multinazionali, da chi orienta le grandi scelte energetiche negli organismi internazionali e nei governi nazionali, dai sindaci delle città piccole e grandi che chiudono oppure no al traffico i centri storici al singolo cittadino che decide se utilizzare l’automobile o un mezzo pubblico di trasporto, una bicicletta o se andare a piedi, da chi costruisce abusivamente a chi nelle istituzioni lascia costruire.
Insomma, non è solo colpa del ‘governo ladro’ se in Sicilia c’è la nebbia e non piove quasi più.