ISOLE PEDONALI. PALERMO CHIAMA, MA AGRIGENTO NON RISPONDE di Tano Siracusa

La notizia è questa: a  Palermo, mentre incombe l’allarme smog e l’Ispra e Legambiente chiedono l’immediata istituzione della zona a traffico limitato in centro,  i commercianti di via Roma,  dove transitano ancora le auto e dove chiudono i negozi, sostengono  la richiesta delle due associazioni.  Commercianti e ambientalisti sullo stesso fronte antiauto. La svolta dei primi si spiega recandosi a cento metri nella parallela via Maqueda, dove al contrario inaugurano  nuovi locali e negozi  e che è diventata il centro di una nuova movida. Un vero boom:  decine di nuove vetrine, gelaterie, bar, enoteche ma anche grandi negozi come Ovviesse e Cocoon.
Insomma a Palermo, la città italiana che contende a Napoli e Roma il primato nell’uso parossistico dell’automobile, la chiusura al traffico del centro storico funziona:  domenica  l’isola pedonale partiva da Piazza Croci a Porta Nuova. Via Ruggero Settimo resterà chiusa al traffico fino all’Epifania dalle 10 alle 20,30. La folla sciama nelle strade liberate dal traffico, riempie i negozi. Dice Patrizia Di Dio, presidente della Confcommercio palermitana, appoggiando la richiesta dei sopravvissuti esercenti di via Roma : ‘ Bisogna favorire la concorrenza e garantire la parità di trattamento’.   
Quindi chiusura al traffico del tratto di via Roma fra corso Vittorio Emanuele e via Cavour. Almeno il sabato e la domenica.
 Sembra di sognare. Ancora un paio di anni fa, a pochi mesi dall’inizio della progressiva chiusura al traffico di via Maqueda e di altre piazze e arterie del centro storico palermitano, l’esperimento sembrava destinato a fallire: lamentele, proteste, negozi che chiudevano, caos  veicolare  sulle altre strade. Anche  quanti erano favorevoli in linea di principio alla pedonalizzazione denunciavano  l’assenza di alternative all’uso del mezzo privato di trasporto, di parcheggi  a ridosso delle  aree urbane chiuse al traffico,  di un organico piano della mobilità. Tutto vero. Ma  oggi la Confcommercio palermitana  sembra avere coniato un nuovo slogan: ’Si acquista meglio lontani dallo stress’.   
Che l’esperimento palermitano, malgrado l’improvvisazione e una tempistica sfasata (tutto migliorerà quando entreranno in funzione i tram, dice l’assessore alla mobilità Giusto Catania), stia clamorosamente riuscendo  dovrebbe far riflettere. Soprattutto in quelle città, come Agrigento,  dove sembra ancora prevalere fra cittadini e amministratori l’equazione fra chiusura al traffico e blocco commerciale.  Spesso vera all’inizio dell’esperimento e poi sistematicamente ribaltata nel suo contrario. E’ sempre andata così, nei piccoli centri e nelle grandi città, in Italia e all’estero.
Ad Agrigento non si comprende l’inerzia, l’assenza di iniziative  dell’amministrazione comunale.  
Poco dopo l’insediamento   della nuova giunta è stato presentato il  piano di mobilità. Ereditato dalla precedente amministrazione il piano sembra  coerente con l’obiettivo di rendere sempre meno conveniente l’uso del mezzo privato di trasporto rilanciando e riqualificando il trasporto pubblico con metropolitane di superficie,  mezzi ecologici su gomma, scale mobili, parcheggi esterni al centro storico.  In attesa che il suo iter di approvazione venga percorso, che il piano diventi operativo,  Agrigento rimane uno dei pochi capoluoghi di provincia e forse l’unica città italiana con ambizioni turistiche a non avere chiuso al traffico neppure la principale via del centro, messa in ginocchio dall’apertura del centro commerciale di   Villa Seta.
Nè  pare che  la città  abbia voglia di allinearsi con Palermo, Catania, Trapani, Siracusa, le città turistiche dell’isola che   hanno sperimentato con successo in tempi e forme diversi la chiusura al traffico dei loro centri storici.
La pedonalizzazione di pochi metri quadri davanti il Municipio di Agrigento ha provocato la surreale reazione di alcuni commercianti e residenti nella zona che hanno affisso dei manifesti a lutto per la morte di piazza Pirandello.
 Il rifacimento di piano Lena e piazza s. Giuseppe (da anni utilizzate come parcheggi)  ha suscitato un’ondata di critiche  che hanno investito la sua congruità urbanistica e architettonica,  la qualità delle opere artistiche che vi sono state istallate, il loro loro costo.  Critiche opinabili e legittime quando non sono usate come armi contundenti sui social network,  e alle quali   raramente  si è affiancato  il riconoscimento che due slarghi sono stati restituiti alla loro funzione originaria di spazio urbano pedonale. Mentre si omette quasi sempre di osservare che  il parcheggio,  se non il transito veicolare  fra le due piazze,  andrebbe  vietato se si vuole che quel recupero funzioni.   
Stesso discorso si potrebbe fare a piano Barone, dove  la scelta della pavimentazione in pietra bianca  dovrebbe di per sé escludere la transitabilità su gomma.   
In politica le promesse elettorali non mantenute costruiscono il peggio al quale non ci si dovrebbe mai abituare. Finora   Firetto e la sua giunta su questo tema della mobilità hanno profondamente deluso, non hanno mantenuto  le promesse fatte durante la campagna elettorale. Probabilmente non hanno avuto il coraggio di affrontare l’iniziale opposizione di parte dei commercianti e residenti in centro storico. Orlando a Palermo questo coraggio lo ha avuto, ha tenuto duro, e oggi deve arginare le richieste di chiusura al traffico di via Roma, della Vucciria, di quella parte del centro storico di Palermo dove li transito e il parcheggio delle automobili fa chiudere gli esercizi commerciali. E  forse anche la gente a casa, a Palermo come ad Agrigento.