AGRIGENTO2020, RISPOSTA SBAGLIATA A PROBLEMA VERO di Beniamino Biondi
Il presidente Crocetta è un uomo dalle buone letture e incapace di lasciare libertà alle parole se non dentro una trama di logica e di rigore. Per questo siamo propensi a ritenere che le frasi a lui attribuite da vari organi di stampa siano il frutto di un travisamento del suo pensiero autentico.
Per esempio, parlando a commento della coalizione Agrigento 2020 avrebbe detto: “Vogliamo aprire una grande partita e sancire che il progetto Agrigento 2020 avrà il sostegno forte della Regione”. Impossibile attribuire tale pensiero al presidente Rosario Crocetta; egli sa che la Regione non può appoggiare una coalizione partitica, ma i cittadini siciliani tutti indistintamente, e che ogni privilegio di tessere o di aggregati politici si configurerebbe come un abuso imperdonabile sancito dall’etica repubblicana.
Crocetta come esponente politico ha il diritto di stare con una parte politica che però deve dimenticare quando amministra la Regione: tutti ci ricordiamo i gesti altamente simbolici dei presidenti della repubblica che appena eletti, seppur dirigenti politici, hanno restituito la loro tessera di partito per la durata del mandato.
L’Italia ha conosciuto una lunga stagione di intreccio e confusione tra interessi privati e ruoli istituzionali che ha incancrenito il tessuto democratico, contribuendo alla diffusione di una generale sfiducia verso i partiti e le istituzioni. Crocetta doveva essere la svolta verso quella stagione e invece con quelle parole la perpetua.
Analogo stupore e incredulità ci procura un’altra affermazione attribuita a Crocetta: “Le primarie sono come le elezioni a tutti gli effetti”, ancora una confusione tra parte e tutto, tra partiti e istituzioni. No, Presidente, le primarie non sono come le elezioni istituzionali. Sono uno strumento parziale, e non disciplinato da nessuna norma pubblica, con cui un partito, il Pd, ha deciso di allargare la base decisionale di alcune sue scelte.
Ma nel caso specifico di Agrigento sono una farsa – non in senso allusivo ma tecnico, come di opera teatrale la cui struttura e trama sono basate su situazioni e personaggi stravaganti - perché sono il risultato di un patto (provvisorio) scellerato e indistinto tra forze e storie opposte e che proprio per questo limitano la possibilità di scelta dei cittadini. Infatti se al tavolo dell’alleanza siedono praticamente tutti i partiti tranne il M5S e quel che resta dell’UDC si dà ad una infima minoranza di elettori il potere di decidere chi, tra un ristrettissimo gruppo di candidati scelti dalle oligarchie dei singoli partiti, andrà a governare il comune vanificando il giudizio del corpo elettorale sovrano, se è vero quanto sostiene lo stesso Crocetta che chi vince le primarie vince poi le elezioni. Ma per fortuna non è così e molti casi recenti lo hanno ampiamente dimostrato.
Agrigento 2020 è una risposta sbagliata a un problema vero: per salvare Agrigento ci vuole il contributo di tutti i cittadini e un segnale di forte discontinuità. I partiti e gli esponenti politici saranno funzionali alla rinascita della città in quanto con generosità concorreranno a favorire e a sostenere un grande protagonismo civico come quello che Palermo e Catania conobbero con Orlando e Bianco e che Agrigento si illuse di avere per pochi mesi nel 2007.