LILLO FIRETTO: "STO PENSANDO MOLTO A CANDIDARMI AD AGRIGENTO" intervista di Giovanni Taglialavoro
Incontro Lillo Firetto in centro a Roma. San Lorenzo in Lucina fa da scenario del nostro colloquio. La bandiera di Forza Italia garrisce dietro le nostre spalle. Il sindaco di Porto Empedocle è contento della sua missione romana. Ha avuto assicurazioni che Porto Empedocle e Agrigento saranno inserite nei set della nuova serie di Montalbano televisivo. “ In questo modo, dice, si onora la Vigata e la Montelusa letteraria. Come distretto turistico una delle leve che dobbiamo cercare di muovere è la cultura oltre che la grecità, penso che la suggestione degli scrittori agrigentini possa essere valorizzata in pieno. Il set cinematografico ha un valore pubblicitario molto ma molto superiore a qualunque altro strumento”. Inseguo da tempo Firetto, dal mese di agosto quando si infittivano le voci che lo volevano pronto a candidarsi come sindaco ad Agrigento. Ci siamo dati appuntamento a quando lui fosse venuto a Roma. Adesso è davanti a me, ma non saprei andare diritto alla cosa. Meglio girarci un po’ alla lontana. Tu sei riuscito come sindaco di Porto Empedocle a cambiare radicalmente il volto del paese. Lo riconoscono, direi, tutti. Ma a pochi km c’è Agrigento la cui condizione sembra disperata… “ E’ così anche per via del contesto generale di crisi. Agrigento sconta una fase di gravissime difficoltà, non conosco altri precedenti storici, per quel che sono in grado di sapere. La città vive una fase delicata, credo che noi agrigentini ci si debba riappropriare delle nostre speranze, guardando l'orizzonte temporale del 2020 come la tappa di una rinascita della città. Però come ci si arriva al 2020? Bisogna guardarsi dentro e rompere una serie di meccanismi che in qualche modo hanno animato le responsabilità istituzionale di questa nostra città, l’idea che ‘ ci mettu u picciutto’ a guidare la città è un’idea che va messa da parte per cui bisogna far scommettere le migliori intelligenze che questa città ha, ciascuno col proprio ruolo, quello che ciascuno si vuole ritagliare, non tutti debbono fare per forza il consigliere o l’amministratore. Tutte le migliori energie che questa città ha, alcune sparse lungo lo stivale, altre anche fuori di esso, possono dare un contributo, quelli che vivono l’esperienza giurgintana invece quotidianamente, mi riferisco alle belle esperienze delle associazionismo, del volontariato e anche ai movimenti che costituiscono indignazione e costruzione insieme, tutte queste sensibilità vanno messe a sistema, perché credo fermamente che Agrigento abbia da costruirsi un destino altro.” Mi sembra quasi una dichiarazione di ‘discesa in campo’. Voglio stare ancora alla larga. Eppure anche Agrigento 7 anni fa scelse un sindaco giovane, del tuo stesso partito. Firetto ha fatto delle cose Zambuto non ha lasciato una città paragonabile ai cambiamenti empedoclini. Quali sono le responsabilità? “Potrà dirsi che sono contesti diversi, ciascuno ha interpretato a suo modo anche l’impegno amministrativo, in realtà è che hanno avuto due specificità amministrative diverse”. Già, lo incalzo, è quello che ho detto, ma da te mi aspetto qualche spiegazione di questa diversità di esiti… “ Allora ti dico che la mia è stata un’ esperienza di rottura di un vecchio sistema senza buttare nulla nella pattumiera se non il malaffare o quanto di degenere ci potesse essere nel contesto culturale amministrativo precedente. Non voglio eludere la domanda penso però che ciascuno declina , in contesti diversi, il proprio stile il proprio modo di amministrare…” C’è una cosa che ha fatto Zambuto nei suoi sette anni di sindacatura che avresti voluto fare tu e una cosa che non avresti fatto mai? “Io non avrei fatto 44 assessori, questo mi pare di poterlo dire con certezza, non avrei assunto degli atteggiamenti che rappresentavano un giorno la negazione di qualcosa e il giorno successivo la sua affermazione: io credo che la coerenza nei comportamenti quotidiani paghi e la gente la comprenda. A volte coerenza può significare impopolarità, a volte insuccesso, però alla fine, ne sono perfettamente convinto, la coerenza ti ripaga.” Fine dei preamboli andiamo al dunque. Ci sono molte voci che ti danno come possibile candidato sindaco di Agrigento, del resto qualcuno ha interpretato le tue dimissioni da capogruppo all’Ars dell’Udc come un passo di avvicinamento a quella meta, cui vorresti pervenire libero da discipline e appartenenze partitiche. Cosa c’è di vero in queste voci? “Ma di vero c’è quello che ho detto in agosto ad una precisa domanda: che è una eventualità che fa parte delle mie idee con la quale mi sto confrontando intanto con me stesso. Per cui non solo non la ritengo improbabile, ma confermo che dentro di me c’è un travaglio in questo senso. E’ tempo di cambiamenti, ed io avverto dentro di me una grande voglia mettermi in discussione. Ho un impegno parlamentare comodo che vede il traguardo di altri tre anni all’orizzonte, comodo e ben pagato, potrei stare tranquillo, ma dentro me stesso c’è uno spirito inquieto, mi piace confrontarmi con le difficoltà, sperimentare nuovi percorsi, dunque una candidatura a sindaco di Agrigento è nel novero delle possibilità” Mi sembra di sentire più di un’ipotesi di una tua candidatura. Si parla di un accordo già sottoscritto tra te e Angelino Alfano per la tua eventuale candidatura a sindaco. Cosa c’è di vero? “C’è di vero niente, nel senso che questa eventualità con Alfano, del quale riconosco i meriti, alla data non mi è mai stato oggetto di discussione né tanto meno di accordi .” Come sindaco di Agrigento ti vedresti all’anno zero o trovi che vi siano elementi di positività da cui partire per cambiare la città? “Di positivo, dicevo un momento prima, ci sono queste tante esperienze di movimento, l'attivismo di molti giovani. Movimenti, con idee vere, genuine che guardano con una prospettiva alta alla realtà in cui vivono contro cui si ribellano profondamente, questo lo colgo come un segnale positivo. Poi per carità ci sono tante sacche di diffidenza, ma le sacche di diffidenza si possono vincere e sconfiggere soprattutto quando ci sono anche elementi di traino. Ed io ad Agrigento vedo molti elementi di traino che però debbono essere convogliati, messi a sistema, e soprattutto muoversi con un minimo comun denominatore: rompiamo con certe costumanze apriamo una fase assolutamente nuova.” Il centro storico che cade a pezzi, i quartieri periferici abbandonati, il lavoro inesistente, da dove cominceresti a cambiare le cose da sindaco? "Comincerei proprio da lì: a pensare a come accudire i quartieri periferici e il centro storico, attraverso quella necessaria azione di tutela del decoro urbano e di eliminazione di quella tanta polvere che da anni si è accumulata in una città come Agrigentio che sembra come una bellissima donna che in qualche modo per una delusione nella vita si è appassita e adesso non se la fila nessuno, io penso invece che se sollecitata ritroverà il suo smalto e il suo fascino e soprattutto la sua prospettiva. E la prospettiva Agrigento ce l’ha dentro di sé nella sua millenaria storia che ha creato ricchissime sedimentazioni culturali.” Qualcuno propone di trasferire nel centro storico i corsi universitari che in atto si svolgono in periferia. Potrebbe essere una buona soluzione per rivitalizzare un centro morente? Assumeresti un impegno di tal genere se diventassi sindaco di Agrigento? “ In linea di principio credo sia una bella intuizione se pensiamo a tante altre città piccole che vivono di università, mi pare ragionevole, va calata nel particolare, per vedere tecnicamente come poterla realizzare.” Ma l’eventualità di una tua candidatura la vedi come il frutto di un accordo tra partiti o come sganciata dagli schieramenti precostituiti? "Non ho mai pensato che una esperienza che nasce sulla base di novità e di un'imponente carica innovativa si possa sviluppare con la filosofia del ‘ci mettu u picciottu’. Non mi sento ‘picciotto’ di nessuno, se non altro per ragioni anagrafiche e per aver avuto un percorso, se si vuole limitato, modesto, ma che politicamente mi fa stare nelle condizioni di chi ha avuto una legittimazione propria e per cui non debbo attenderla da altri; dopodiché l’esperienza che io immaginerei, ove questa ipotesi di candidatura diventasse dentro la mia testa reale, è quella di un grande slancio di civismo e una esperienza che si leghi veramente alla municipalità con un grosso appello a tutte le forze vive di questa città senza esclusione alcuna perché io penso che il dato emergenziale con cui noi ci confrontiamo e che in campo nazionale vede programmi che un tempo potevano sembrare di centro destra essere fatti propri dal centro sinistra e viceversa, in una realtà come quella nostra agrigentina, che va ricostruita dalle fondamenta, si può agire con successo solo se formule , formalismi e antiche costumanze si mettano da canto e si parta su basi nuove con un appello che deve vedere tutti quanti coinvolti, quelli che ci stanno per carità perché non c’è alcun messianesimo qui. Ma a tutti coloro che ci vorranno stare sia chiaro pure una cosa: che se dovessi decidere di farlo, al netto di questo grande appello che lancerei a tutte le forze, è evidente che indipendentemente dalle risposte che ne riceveremo, una volta che viene lanciato la candidatura esiste e rimane in campo”