LIVORNO CHIAMA ITALIA di Alfonso M. Iacono
Una notizia di qualche giorno fa è passata quasi inosservata. Merita invece qualche considerazione. Si è detto che Livorno per la vicenda elettorale è diventata un caso nazionale. Probabilmente è vero per molte ragioni, ma sicuramente lo è per un motivo che non mi pare abbia suscitato particolare impressione. A me sembra enorme. Stando a quanto si legge, i soldi preventivati per la campagna elettorale dal movimento 5Stelle sono stati 1.640 euro, quelli della lista Buongiorno Livorno non hanno superato i 2.000 euro, il PD ha messo come preventivo per manifesti, volantini ecc. 51.775 euro, mentre la lista Fratelli d’Italia-lega ecc. 20.500 e così via. I 5Stelle hanno vinto con l’appoggio di Buongiorno Livorno e di altre liste. Anche ammettendo che 5Stelle e Buongiorno Livorno abbiano speso dieci volte di più di quanto hanno preventivato, il fatto resta. Dunque è possibile vincere le elezioni senza spendere e spandere soldi pubblici e privati. Questa è sicuramente una buona notizia per la democrazia ed è uno dei punti su cui dovrebbero riflettere il PD e tutti gli altri partiti, non solo di Livorno. Questo fatto locale avviene in un contesto nazionale dove i partiti si stanno trasformando o si sono trasformati fondamentalmente in comitati elettorali, incentrati su un leader (Renzi, Grillo, Berlusconi ecc.), che in qualche modo ha il ruolo, volente o nolente, di una star. Nel racconto Vediamo le cose in maniera diversa, Bruce Sterling, uno dei maestri del Cyberpunk, scrive: “Esisteva ancora una differenza tra pop star e uomini politici ? No, non in America: le une e gli altri dovevano solo catturare lo sguardo altrui, l'attenzione altrui. L'attenzione è ricchezza nell'epoca dei mass media. Dominare il palcoscenico è più importante che controllare eserciti”. I rapporti tra il leader e gli altri è quello molto arcaico di tipo plebiscitario. Berlusconi ha dato il via, e dopo di lui Grillo e Renzi. Al di là degli antagonismi, nella società dello spettacolo, per portare avanti determinate idee e determinati interessi, sembra inevitabile (mi auguro di no) la centralità della persona in una chiave che ricorda assai più un vecchio sistema totalitario che non una realtà democratica. Naturalmente con una differenza fondamentale e decisiva: il leader non è uno solo, anzi convive con altri leader antagonisti, e i cittadini, per fortuna, non debbono indossare tutte le domeniche una divisa dello stesso colore. Tuttavia, elementi di micrototalitarismo dentro una società più oligarchica che democratica ci sono. Fuori da ogni ipocrisia, è proprio questa la democrazia attuale, improntata al dirigismo dei manager super pagati e a quello dei politici super osannati in un’oscillazione emotiva continua che ricorda quella sportiva e che in questi giorni stiamo vedendo dopo l’uscita della nostra nazionale dai mondiali. Dopo le speranze, le ambizioni, le dichiarazioni fiduciose, adesso le recriminazioni, le accuse, le critiche. Prima Balotelli osannato, adesso ripudiato. Ora che Ciro Esposito è purtroppo morto, credete davvero che, dopo il dolore, cambierà qualcosa? In tutto questo, di democratico vedo poco, di tribale tanto, tantissimo. Ma come nello sport non ci sono soltanto i grandi osannati campioni e le masse di tifosi organizzati che si assiepano negli stadi (mi pare tuttavia assai meno di una volta), ci sono anche i piccoli campi da gioco dove vanno i bambini e dove gli allenatori lo fanno per passione, e i bambini si divertono, così in politica nel pieno del ritorno al tribalismo globalizzato (ma con metà dei cittadini che non vanno a votare), qualcosa si è intravisto a livello politico locale nei modi, nel metodo e nella passione. In questo senso Livorno dovrebbe essere oggetto di riflessione nazionale.