NON SOLO ROCK. C'E' ANCHE LA MUSICA MEDITERRANEA di Tano Siracusa
Submitted by Suddovest on Sun, 23/02/2014 - 15:28
Danza Sufi, come altri miei video recenti, non e' solo un esercizio di montaggio, ma vuole anche proporre delle segnalazioni musicali mediterranee. Con Pepi Burgio (il 'professore': per antonomasia) ne abbiamo parlato per anni. Lui e' molto piu' colto di me, e non solo musicalmente. Eppure su questo punto mi ostino a dargli torto, e i video su Paco Ibañez, Dhafer Youssef, questa Danza Sufi, li realizzo anche pensando alle nostre discussioni sulla dimensione a suo parere 'universale' della musica rock. Io non credo all'universalita' del rock e credo che la sua diffusione planetaria sia stata soprattutto espressione dell'egemonia culturale - e non solo ovviamente culturale - degli Stati Uniti.
Da mezzo secolo in Occidente, ma non solo in Occidente, la musica anglostatunitense ha occupato il centro della scena musicale, trascinandosi o venendo trascinata dalle sonorita' africane che echeggiano nel jazz e nel blues e fissando nei contesti nazionali di origine le esperienze musicalmente eccentriche, che non riuscivano ad avere una proiezione internazionale. De Andre' e' rimasto praticamente sconosciuto al grande pubblico internazionale e in Italia, d'altra parte, non abbiamo saputo nulla di un fenomeno che fin dai primi anni '60 ha avuto un grande successo prima in Spagna e poi in molti paesi latinoamericani, la divulgazione musicale dei grandi poeti. In fondo la scissione fra testo e musica ha inizio nel basso medioevo, proprio in Sicilia alla corte di Federico II. Ma i 'provenzali' erano ancora in quegli anni dei poeti-cantanti, come lo sono ancora oggi i cantastorie nelle piazze delle citta' marocchine e lo erano mezzo secolo fa ancora in quelle siciliane. Paco Ibañez e' solo uno, forse il piu' conosciuto internazionalmente, di una nutrita schiera di poeti-musicisti-cantanti, che hanno messo in musica poesie di Francisco de Quevedo, Antonio Machado, Garcia Lorca, Rafael Alberti, ma anche di Cesare Pavese (in basco). In Spagna e in America latina questi cantautori hanno un vastissimo pubblico. Non ne sapevamo nulla, non ne sapevo nulla anche quando a scuola facevo ascoltare e tradurre le canzoni di Cohen, Dylan o Brassens cantate da De Andre'. In Italia solo Endrigo fara' questa operazione con poeti di lingua spagnola e portoghese. Ignorato in Italia, aveva il suo pubblico in America latina. Ma in Italia abbiamo dimenticato in fretta anche Jacques Brel e la grande canzone d'autore francese. A partire dagli anni '60 fra i Beatles, Bob Dylan, i Rollings Stones, in Italia c'era spazio solo per una generazione straordinaria di poeti-musicisti, non piu' soltanto napoletani ma anche liguri, piemontesi, triestini d'adozione perfino, milanesi: De Andre', Conte, Endrigo, Iannacci, Gaber. Ma ad essere sommerse dall'onda musicale inglese non erano soltanto le ricerche autoriali, erano soprattutto le musicalita' popolari, la musica regionale, etnica. Non credo sia una grande forzatura sostenere che fra lingua letteraria e dialetti intercorra lo stesso rapporto che fra le musiche etniche e la musica autoriale, di ricerca. Le lingue letterarie si alimentano e si rinnovano attraverso le lingue parlate, in Italia particolarmente differenziate territorialmente, così come lo sono le musiche etniche nella nostra penisola. Differenziate e tuttavia riconducibili alla comune, grande matrice, della millenaria musica mediterranea. La grande novita' di Creuza de mä non e' nella scelta, peraltro felicissima, del genovese, ma nella ricchezza delle suggestioni musicali mediterranee che attraversano il disco. E su questa strada negli anni '80 c'erano anche Fossati, Eugenio Bennato, pochi altri. La scena musicale napoletana andrebbe considerata a parte: uno come Peppe Barra e' un caso a parte. La scissione fra musica mediterranea e musica d'autore dominava allora la scena e non e' che le cose oggi siano molto cambiate. I fratelli Mancuso hanno un pubblico di nicchia, e sono stati scoperti in Spagna. Fra gli autori italiani che hanno raggiunto il grande pubblico (a parte certe canzoni 'napoletane' e tutta la Francia, la Spagna che c'e' in Paolo Conte; non solo jazz nell'avvocato) l'unico ad avere osato affondare davvero la sua ricerca nella musica mediterranea, dalla Sardegna alla Grecia, e' Capossela, con risultati in alcuni casi straordinari. E tuttavia, come un fiume carsico la ricomposizione fra musica e testo da un lato e fra musica etnica e musica di ricerca dall'altro continua a scorrere, nelle piazze polverose delle citta' brasiliane e marocchine e nei grandi teatri di Parigi che hanno consacrato Paolo Conte, Jacques Brel, Gianmaria Testa, Paco Ibañez. D'altra parte you tube e la rete in generale permettono di viaggiare rapidamente anche fra le musiche del mondo, ed e' facile rendersi conto che nel villaggio musicale globale non c'e' solo il rock e i suoi derivati, e che anche l'egemonia linguistica dell'inglese sembra aver iniziato la fase discendente della sua parabola. Insomma, il professore non ne sa nulla, non li avra' mai visti e forse non li vedra', ma e' soprattutto per lui che realizzo questi video, per dargli torto. Per provare la ricchezza musicale, la molteplicita' che si mescola, si ibrida ancora oggi, si unifica, trapassa nel tempo e permane, attraversando quel mare che oggi culla o affonda i destini di una moltitudine di disperati. Questa Danza Sufi ha perfino l'ambizione di offrire un'ulteriore verifica della dimensione unitaria della musica mediterranea: le riprese sono fatte durante la processione del Venerdì Santo. La musica appartiene ad un'altra sua sponda, addirittura ad un altro monoteismo religioso. Eppure a mio parere 'ci sta', come dice un mio amico linosano d'adozione.
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