TERRAVECCHIA. LETTERA APERTA A MAURIZIO MASONE di Tano Siracusa
Caro Maurizio, non mi pare che l'incontro di ieri sia servito a fare qualche
passo avanti, neppure nella conoscenza del progetto Terravecchia.
Mi pare ci siano due questioni che sarebbe sbagliato separare, essendo l'una
in una certa misura la conseguenza dell'altra, come i tecnici del
Comune hanno spiegato: la questione Terravecchia e quella del Piano
particolareggiato per il centro storico che la rende possibile, salvo
(sembra di capire) eventuali accertamenti della presenza di strutture
ipogeiche o di interesse archeologico che renderebbero necessarie delle
varianti.
Sul progetto Terravecchia l'attuale Amministrazione si dichiara disponibile a
sostenere tutte le modifiche migliorative che saranno attuabili.
Ma il punto di discussione, tuttora irrisolto, è se delle modifiche siano
possibili e a quale progetto, visto che soprattutto la sua parte privata
rimane sconosciuta ai non addetti ai lavori.
Ma è la seconda questione quella più importante: dare subito inizio alle
procedure necessarie per avviare la definizione di un nuovo strumento
urbanistico per il nostro centro storico che scongiuri il moltiplicarsi di progetti come questo e che
assuma come obiettivo la salvaguardia e la riqualificazione dei
volumi architettonici esistenti e la reinvenzione urbanistica degli spazi
lasciati vuoti dai crolli.
Un nuovo piano particolareggiato per il centro storico e un piano complessivo
della mobilità riduca drasticamente il traffico veicolare privato nel
recinto della città medievale e che attivi le metropolitane di supeficie con Aragona
e Porto Empedocle.
Sono molte le città italiane i cui centri storici sono abitati, le strade
pedonalizzate, i pianiterra utilizzati per esercizi commerciali e artigianali
(tradizionali e nuovi), gli spazi culturali sostenuti dal Comune e fruiti dagli abitanti e dai turisti. Questo
succede anche in centri storici che non presentano particolare pregio e in
città che non intercettano flussi turistici di particolare intensità.
E' solo proiettandosi decisamente verso una radicale discontinuità culturale
con la storia urbanistica degli ultimi sessanta anni che il tuo partito e la
sinistra possono sperare di avere un ruolo in città. Legando l'impegno oggi e qui contro il
progetto Terravecchia all'impegno per svoltare, ma da subito: perchè ogni
giorno che passa ci sarà rimproverato dalle prossime generazioni, alle quali rischiamo di
consegnare una città priva della sua materialità storica, delle sue pietre,
cioè della sua idemtità: un cerchio di sgangherate o sovietiche periferie di cemento attorno
al grande giacimento archeologico.
Siamo forse ancora in tempo a scongiurare quest'incubo, a salvare qualcosa, in
fondo l'essenziale del nostro centro storico. Ma non con questi strumenti
urbanistici.