TERRAVECCHIA. PER LEGAMBIENTE E' MIGLIORABILE
Daniele Gucciardo con un intervento su Agrigentosette.it continua a difendere il progetto Terravecchia, ma con un tono meno apodittico del passato e questo è positivo.
Per esempio
1. riconosce che non si sono eseguiti studi adeguati del sottosuolo
2. ammette che c'è un rischio di appesantimento e ingolfamento della mobilità veicolare;
3. ci fa sapere che un edificio attualmente di tre piani diventerà di 5;
4. prende atto che i nuovi edifici non si armonizzeranno nei colori e nello stile con il contesto.
5. riconosce che i denari messi sul progetto dalla mano pubblica sono molto di più rispetto al privato beneficiario il quale investendo il 25% della spesa prevista avrà il 75% degli alloggi.
6. sottolinea come Zambuto non abbia fatto visionare tutti i documenti e non abbia dato seguito all'invito di Legambiente ad un confronto pubblico;
(Glissa del tutto sul rudere, sempre dello stesso privato, di via Gioeni che noi dovremmo contribuire a ultimare, col 75% delle spese a nostro carico, senza che per esso ci sia una sola delle condizioni di interesse sociale prospettabili per l'area di salita Sant'Antonio.)
Entriamo nel merito delle questioni.
Punto 1
Non ci sono stati studi sul sottosuolo. E' vero dice Gucciardo, ma non è il progetto a doversene fare carico. E invece le norme di attuazione del PP prevedono espressamente scavi preliminari e obbligatori per quella zona (art. 5 e 22). I quali non servirebbero soltanto a scongiurare l'ipotesi che nuove costruzioni possano distruggere l'esistente, ma anche, e soprattutto, in seguito al crollo dello Schifano, a verificare l'estensione delle presenze archeologiche medievali visibili ed eventualmente la presenza molto probabile di altre di età più antica. E' un'occasione straordinaria: pensate cosa sarebbe quella zona se oltre alla valorizzazione della chiesa della Amagione, oggi nascosta e sacrificata, offrisse anche qualche testimonianza classica. Perché non fare lo scavo? Perché non ottemperare alla legge? Perché non cogliere questa opportunità per conoscere alcuni aspetti trascurati della nostra storia medievale e l'area dell'antica Acropoli?
Punto 2
Portare in quella zona una trentina di famiglie in più certamente creerebbe qualche problema di ingolfamento, Gucciardo lo ammette. Però dice lui il progetto prevede la costruzione di una scala mobile lungo la scalinata dell'Acqua amara. Bella l'idea di fare scomparire le macchine da quella zona. A parte ogni considerazione sul massacro di una bellissima scalinata che verrebbe a trasformarsi in un qualunque reparto della vecchia Standa, vogliamo provare a dare credibilità ad un progetto di pedonalizzazione facendo intanto rispettare l'attuale ZTL che nessuno controlla?
Qui la questione diventa più generale. Non credo che per risanare e recuperare il nostro centro storico bisogna puntare al suo ripopolamento e meno che mai attraverso la costruzione di nuovi alloggi. Allo Schifano non vi sono mai stati alloggi e neanche nell'altro edificio. Attorno all'area dello Schifano vi sono decine di alloggi sfitti o abitati in condizione di sicurezza molto problematica. Come si fa a pensare di costruirne ancora invece di puntare a favorire l'uso migliorativo di quelli già abitati o di quelli già esistenti e sfitti?
Rispondere a questa domanda significa fulminare la ragionevolezza del progetto Terravecchia e infatti i suoi sostenitori non se la pongono. Come si è visto con l'esperienza luminosa di via Gallo la via per far rivivere alcune parti del centro storico non è la banale, semplicistica e direi intellettualmente pigra ricetta del cemento, delle nuove costruzioni; è facile prevedere che nella sciagurata ipotesi che questi alloggi venissero costruiti non ci sarà nessun incremento abitativo perché nessuno vorrà andare a vivere in un centro storico snaturato e scomodo secondo gli standard più comuni e il risultato sarà di avere bruciato 10 milioni di euro, deturpato un sito bellissimo e annientato il valore delle abitazioni esistenti.
Punto 3
Perché accettare che si costruiscano 5 piani laddove ce ne sono tre? Quali ragioni sociali lo suggeriscono? In diversi punti delle norme di attuazione del PP è fatto espresso divieto di modificare il numero di piani e i connessi marcapiani. Perché in questo caso lo dovremmo permettere?
Punto 4
“Il Centro storico è un organismo e come tale se è vivo si modifica e trova sempre nuove risposte all’esigenze degli abitanti, se è morto rimane uguale a se stesso per un breve periodo di tempo dopo di ché svanisce, si polverizza” ( Gucciardo) . E' quello che è successo a Siena o a Spoleto o a Erice o a Noto? Ad Agrigento abbiamo alcuni esempi di innesti moderni nel centro storico: la palazzina Pantalena a Porta di Ponte o l'orrendo palazzo in via Bac Bac per fare solamente due esempi recenti. Siamo sicuri che manufatti del genere siano migliorativi del centro storico?
Punto 5
La mano pubblica dà il 75% del finanziamento ma è la mano privata a prendersi il 75% degli alloggi. “Io spero che questa asimmetria alla fine venga ricompensata dall’effetto di trascinamento di questa operazione immobiliare che auspico porterà altri privati ad investire in una porzione di centro storico che sarà già in parte riqualificata.” ( Gucciardo)
Sulla base di quale studi e di quali precedenti Daniele può affermare questo? Cosa gli fa pensare che aumentando gli alloggi in una zona quelli esistenti aumentino di valore e inducano i privati ad investire? Generalmente ad un aumento dell'offerta il bene diminuisce di valore. Perché qui questa aurea legge di mercato non dovrebbe valere?
Non era più proficuo dare questi 7 milioni e mezzo agli attuali abitanti della zona o di altre zone simili per mettere in sicurezza le loro case e migliorarne la qualità invece che consentire ad un privato che non vi abita di patrimonializzare?
Punto 6
Daniele ricorda come Legambiente abbia chiesto a Zambuto la pubblicazione di tutti i documenti relativi al progetto Terravecchia e un momento di discussione pubblica. Senza esito alcuno. Ce ne dà la notizia così 'en passant' come se si trattasse dello sgarbo di un saluto mancato verso cui portar pazienza e non invece qualcosa che possa ingenerare sospetti e allungare ombre sul progetto. E invece io penso che bisogna pretendere la piena pubblicità degli atti e una larga e partecipata discussione sull'utilità del progetto coinvolgendo innanzitutto il consiglio comunale e poi i cittadini, i residenti e le associazioni interessate. Siamo davanti al più invasivo intervento nel centro storico degli ultimi 50 anni e il primo nell'area del borgo arabo-normanno e dunque nessuna fretta risulterebbe giustificabile. Mi aspetto che Legambiente reiteri la sua richiesta associandosi all'appello che nei giorni scorsi abbiamo lanciato su FB. La discussione deve continuare. Il confronto va favorito senza pregiudizi. Sono certo che da Daniele e da Legambiente verranno contributi importanti a condizione che non si dia nulla per scontato. Alla Scala dei Turchi un cantiere già avviato è stato fermato per necessarie verifiche. Il nostro borgo medievale non vale di meno.